“Bisogna fare i passi avanti in modo graduale. Sappiamo tutti che dovremmo andare verso una mobilità elettrica ma questo passaggio dev’essere economicamente sostenibile. Spesso non si parla dell’energia che servirà per fare andare avanti questi veicoli elettrici. Bisogna investire nelle reti di distribuzione elettrica e anche nella produzione di energia da fonti rinnovabili. Serve equilibrio per questi cambiamenti. Dobbiamo tutti fare il nostro dovere e aiutarci. Oggi i giovani hanno il desiderio di spostarsi e per loro qualsiasi mezzo va bene. La risposta corretta a queste nuove esigenze può essere data da un piano urbano della mobilità sostenibile, per esempio classificando la viabilità su 2 livelli, una primaria dove possono spostarsi i mezzi autorizzati e una locale dove possono spostarsi in modo più sicuro tutti gli altri utenti della strada. Bisogna rivedere le politiche di mobilità”. Così Enrico Pagliari, responsabile area tecnica Aci, durante il suo intervento per la prima giornata del convegno sulla mobilità sostenibile” Wave”.
Al panel “Dalle norme alla pratica: le direttive UE applicate in Italia” hanno partecipato anche l’europarlamentare Patrizia Toia, il sindaco di Treviso e presidente Anci Veneto Mario Conte e Pierpaolo Settembri, capo unità del Coordinamento Dg Move della Commissione europea, che ha spiegato: “Oggi abbiamo tutti riconosciuto che siamo davanti ad una sfida epocale. La Strategia europea per una mobilità sostenibile e intelligente, in fase pre Covid aveva un grande scoglio, quello del finanziamento. Il Covid, inevitabilmente bloccando i trasporti, ha permesso di creare l’urgenza per mettere in campo risorse straordinarie e fondi importanti a cui non eravamo abituati. La strategia si riassume in 3 principi: tutte le modalità di trasporto dovranno diventare più sostenibili, bisogna aumentare le alternative sostenibili rispetto a quelle esistenti e bisogna anche riequilibrare gli incentivi positivi in relazione all’inquinamento e all’utilizzo delle infrastrutture. Non si tratta solo di incentivi economici. A volte bastano degli stimoli”.
Il sindaco di Treviso ha poi aggiunto: “Noi non siamo esattamente pronti come Paese per il cambiamento. Da un punto di vista ideologico lo siamo, ma la verità è che dobbiamo fare i conti con le strutture e ciò che abbiamo a disposizione. Noi dobbiamo dare risposte ai nostri cittadini e accompagnarli nel cambiamento. Non siamo i migliori in Europa ma nemmeno i peggiori. A Treviso abbiamo accelerato con il piano urbano della città sostenibile e stiamo lavorando già da un anno alla città dei 15 minuti. Noi dobbiamo formare anche i nuovi dirigenti, perché le competenze che oggi richiede un settore come quello dell’ambiente e della mobilità sono davvero altissime. Il nostro obiettivo è creare una città a misura di bambino”.
“Noi continueremo in questa direzione senza però dimenticarci di tutta quella fetta di popolazione che probabilmente farà fatica ad accettare il cambiamento. Se non creiamo i presupposti giusti, i cittadini saranno sempre restii. Il Covid ha dato un’accelerazione incredibile dal punto di vista della mobilità e della transizione ecologica”.