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    Al Piccolo Eliseo, l’Accabadora di Michela Murgia

    Al Piccolo Eliseo, da giovedì 14 a domenica 24 novembre, arriva ‘Accabadora’, dal romanzo di Michela Murgia, edito da Giulio Einaudi Editore. Drammaturgia Carlotta Corradi, sul palco, Anna Della Rosa.
    Le scene sono di Antonio Belardi, i costumi Anna Coluccia, le luci Gianni Staropoli e Raffaella Vitiello, il suono Hubert Westkemper, le musiche a cura di John Cascone. Video Lorenzo Letizia. La regia Veronica Cruciani.
    Un’indimenticabile storia d’amore… tra una figlia e una madre. In questo caso, non la madre naturale. Ma l’altra madre. Un amore costruito giorno dopo giorno, per questo simile a un legame sentimentale, fondato sulla scelta
    Tratto da uno dei più bei romanzi di Michela Murgia nonché uno dei libri più letti in Italia negli ultimi anni (vincitore Premio Campiello 2010), Accabadora è lo spettacolo di Veronica Cruciani interpretato da Anna Della Rosa. Il testo teatrale è stato scritto da Carlotta Corradi in forma di monologo, partendo dal punto di vista di Maria, la figlia di Bonaria Urrai l’accabadora di Soreni.
    Michela Murgia racconta una storia ambientata in un paesino immaginario della Sardegna, dove Maria, all’età di sei anni, viene data a fill’e anima a Bonaria Urrai, una sarta che vive sola e che all’occasione fa l’accabadora. La parola, di tradizione sarda, prende la radice dallo spagnolo acabar che significa finire, uccidere; Bonaria Urrai aiuta le persone in fin di vita a morire. Maria cresce nell’ammirazione di questa nuova madre, più colta e più attenta della precedente, fino al giorno in cui scopre la sua vera natura. È allora che fugge nel continente per cambiare vita e dimenticare il passato, ma pochi anni dopo torna sul letto di morte della Tzia. L’accudimento finale è uno dei doveri dell’essere figlia d’anima, una forma di adozione concordata tra il genitore naturale e il genitore adottivo.
    La drammaturgia di Carlotta Corradi parte proprio dal ritorno di Maria sul letto di morte di Tzia Bonaria. C’è un tempo di separazione profonda tra le due donne che pesa in questo incontro. La verità, la rabbia che la ragazza ancora prova per il tradimento subito dalla Tzia viene a galla prepotentemente, nonostante gli sforzi che Maria compie per galleggiare tra i migliori ricordi dell’infanzia accanto alla lunga gonna nera della Tzia.
    Michela Murgia, che per la prima volta ha deciso di appoggiare e accompagnare la nascita di uno spettacolo nato dal suo romanzo, spiega: Carlotta Corradi ha fatto un lavoro di tessitura, utilizzando tutte parole mie, ma in un modo in cui io non le ho usate. C’è un’originalità anche autoriale in questo testo. Chiamarlo ‘riduzione’ non va bene: è un ampliamento. Una visione che io non ho assunto perché la mia attenzione era sulla vecchia, non sulla bambina. È un pezzo di Maria che mancava, sono felice che siano state altre donne a vederlo. Probabilmente dieci anni fa, quando ho scritto il romanzo, non ero in grado di vedere la Maria adulta. Ora è un piacere leggerla nelle parole, negli occhi, nel gesto artistico di altre professioniste. Pur non avendo scritto una parola, potrei controfirmarla, la sento molto mia, molto somigliante all’intenzione letteraria che c’era nel romanzo.

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    Note di regia
    “Una bambina non accettata dalla madre ha una seconda possibilità di sentirsi amata da ‘Tzia Bonaria’, la madre adottiva, che la cresce e la educa. Accabadora propone un modello diverso di famiglia, dove la madre non è quella biologica ma adottiva, che ci conduce verso l’idea di una società più aperta. Tuttavia la stessa madre adottiva, in punto di morte, chiederà a Maria di compiere un gesto estremo, contro la sua volontà. Gesto che lei, l’accabadora, ha compiuto più volte nella vita e che Maria non riesce ancora a perdonarle. La dimensione tragica della vicenda acquisirà per Maria le forme dell’ossessione.
    Da subito ho immaginato il dialogo tra Maria e Tzia Bonaria come un dialogo tra sé e una parte di sé, tra una figlia e il suo genitore interiore. Per questo ho voluto realizzare uno spazio astratto, mentale, nel quale Maria cerca di rielaborare la morte della madre adottiva. Ciò darà origine ad un conflitto tra due aspetti di Maria: la parte rimasta bambina e la parte che deve diventare adulta. Il video mi ha permesso di rendere visibile le dinamiche emotive e relazionali tra queste due parti. La pedana sospesa crea una divisione tra l’attrice e il pubblico, è la gabbia mentale in cui Maria è intrappolata e di cui riuscirà a liberarsi soltanto alla fine, compiendo il fatidico gesto richiesto dalla madre. O meglio, ripetendolo davanti alla sua coscienza – e a noi pubblico – che la assolverà.
    Lo spettacolo, visto come una rêverie che si ripete ogni giorno uguale a se stessa, troverà in questa sofferta ripetizione del gesto la sua risoluzione, permettendo a Maria di uscire dall’ossessione e di andare in una nuova direzione di vita”.Veronica Cruciani
    Prezzo 20 € – Biglietteria tel. 06.83510216 – In via Nazionale 183 – Roma
    www.teatroeliseo.com
    Max