Immagini e suoni racchiusi in un container per raccontare la storia dei migranti sbarcati a Lampedusa, è “Draunara”, l’installazione di Federica
A maggio 2014 questa stessa mostra era stata presentata al Museo di Arte Contemporanea Castello di Rivoli, mentre nel maggio 2013 era stata presentata al Misker Festival di Belgrado, in Serbia.
“Draunara” è il nome con il quale, in Sicilia, viene chiamata una tempesta di vento che viene dal mare, proprio come i migranti che sbarcano sulle coste dell’isola. Il lavoro della Cellini è diviso su due livelli narrativi: da una parte si trovano gli scatti fotografici del giorno dell’arrivo dei migranti sull’isola di Lampedusa – una serie dimmagini fatte con un iphone. Dall’altra invece si ha unatmosfera creata attraverso dei suoni sintetizzati, realizzati in collaborazione con Aleksander Protic, sound designer che ha già lavorato con il regista serbo Emir Kusturica. I suoni hanno il compito di raccontare la storia del viaggio dei migranti dal centro Africa, ai camion roventi lanciati nel deserto, all’arrivo in Libia, dove spesso vengono detenuti mesi, a volte anni, in attesa di raggiungere il ’carico umano sufficiente a far partire un’altra barca, poi infine, la traversata del Mediterraneo fino all’arrivo per chi è sopravvissuto.
L’installazione che ricorda un po le stampe popolari nell’Europa del diciottesimo secolo, poste in un particolare cassone di legno chiamato zogroscopio e offerte alla visione tramite dei fori, a volte dotati di lenti d’ingrandimento – è allestita in un container buio con dei piccolissimi fori praticati nella parete dai quali è possibile scorgere le immagini retroilluminate e ascoltare l’audio. Come fermate di una via Crucis che abbinano immagini e suoni, esse danno la possibilità al visitatore di avvicinarsi a questo cammino travagliato. Lautrice Federica Cellini ha vinto numerosi premi internazionali per i suoi documentari, dal premio Ilaria Alpi al Prix Italia al New York Festivals. Con questopera ha documentato il disagio sociale in numerosi luoghi come ad esempio dai campi profughi palestinesi in Libano, alle campagne di prevenzione per l’HIV in Africa, dalla realtà dei Balcani vent’anni dopo la guerra, alle zone rurali della Cambogia.