È calata l’inflazione, si sono abbassati i prezzi internazionali delle materie prime e, nonostante le conseguenze delle guerre in Ucraina e Medio Oriente, il settore dell’export ha tenuto nel complesso, 64 miliardi il valore delle esportazioni raggiunto l’anno passato e nel 2024 si conta di toccare quota 70 miliardi.
Il settore, sottolinea l’Ismea, è particolarmente “capace di reagire a shock esterni di natura macroeconomica e geopolitica”. Ma bisogna migliorare in alcuni settori; siamo ancora troppo dipendenti dall’estero per materie prime come mais, grano, soia e bovini da ristallo.
Francesco Lollobrigida, ministro dell’Agricoltura, ha dichiarato a TeleAmbiente: “Non sono criticità dell’import ma delle produzioni interne che ci costringono ad avere un import, che ci deve essere quando c’è un export deve corrispondere anche a un aumento di produzioni, in una nazione che ha poco territorio agricolo come lItalia possono avvenire. Però non possiamo essere ostaggio di nessuno completamente e allora ci sono delle filiere deboli; il mais, il grano tenero, e carne rosse, sulle quali abbiamo investito in maniera forte e continueremo a farlo per ricominciare a crescere nella produzione interna. I dati hanno registrato un calo drammatico negli ultimi decenni, ingiustificato da scelte strategiche. Questo manda in sofferenza questi settori quando ci sono delle crisi geopolitiche che impediscono di fare arrivare dall’estero alcuni prodotti o a farli arrivare a prezzi maggiorati. Disegneremo gli interventi della nuova PAC anche orientandoci su questo.”
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