AGRICOLTORI IN PROTESTA AL BRENNERO: “BASTA AI TRAFFICI DI SCHIFEZZE”

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    Erano in migliaia ieri, tra agricoltori e allevatori, che hanno invaso la frontiera del Brennero, tra Italia e Austria, per difendere l’economia e il lavoro delle campagne dai traffici di ’schifezze’ di bassa qualità che varcano le frontiere per essere spacciate come italiane. Dalla notte rpima, raccontano dalla Coldiretti,  trattori, camper e pullman, nel piazzale scelto come campo base all’area di parcheggio ’’Brennero’’ al km 1 dell’autostrada del Brennero – direzione sud (Austria-Italia). La protesta “continuerà anche domani ” annuncia la Coldiretti sottolineando che dall’inizio della crisi ad oggi le importazioni di prodotti agroalimentari dall’estero sono aumentate del 28%. “Gli agricoltori – riferisce l’associazione – sono schierati attorno al tracciato stradale e hanno iniziato a fermare i camion per sapere cosa arriva e dove va a finire mentre sono sollevati cartelli per chiedere l’etichettatura di origine obbligatoria per tutti i prodotti alimentari: ’’No all’ Europa che blocca i profughi e spalanca le frontiere alle schifezze’’ o ’’Il falso Made in Italy uccide l’Italia’’. Su twitter la mobilitazione puo’ essere seguita con l’hastag#bastaschifezze. Gli effetti della crisi e le regole poco chiare del traffico merci in Europa producono devastanti conseguenzesull’economia italiana e sul made in Italy. E’ quanto emerge dal dossier presentato dalla Coldiretti al valico del Brennero: dall’inizio della crisi (nel 2007) si conta come in Italia siano state chiuse oltre 172.000 stalle e fattorie ad un ritmo di oltre 60 al giorno, con effetti drammatici sull’economia, sulla sicurezza alimentare e sul presidio ambientale. Le aziende agricole sopravvissute a questo circolo vizioso sono oggi meno di 750mila, ma se il trend non cambierà, l’abbandono continuerà costantemente e per i prossimi 33 anni l’agricoltura italiana scomparirà – calcola la Coldiretti – portando ad un peggioramento dell’occupazione nel settore agricolo, con un’influenza negativa anche sulla sicurezza alimentare ed ambientale dei cittadini. La concorrenza sleale, oltre a far chiudere le aziende agricole, costringe l’Italia – sottolinea la Coldiretti – ad importare il 40 per cento di latte e carne, il 50 per cento del grano tenero destinato alla produzione di pane, il 40 per cento del grano duro destinato alla pasta, il 20 del mais e l’80 della soia. Ma l’invasione riguarda anche prodotti dove il paese è autosufficiente, dall’olio di oliva dove i produttori nostrani, essendo il principale importatore mondiale, subiscono la concorrenza di prodotti basati su miscele di bassa qualità ’spacciate’ come made in Italy, fino all’ortofrutta, dove i prodotti italiani si sono ridotti di un terzo(-33 per cento). Negli ultimi quindici anni si è registrata anche la scomparsa di oltre 140mila ettari di piante di mele, pere, pesche, arance, albicocche e altri frutti. A Bruxelles si sono mobilitati i giovani della Coldiretti per chiedere un cambiamento delle politiche europee. E se le importazioni di prodotti agroalimentari dall’estero sono aumentate del 28%, la truffa del finto made in Italy continua con gli arrivi di succo di frutta dall’estero, aumentato del 29% – continua la Coldiretti – spesso venduti come italiani, visto che sulle etichette non è obbligatorio indicare l’origine ma solo il luogo di confezionamento industriale. Secondo il rapporto di Coldiretti relativo ai dati del commercio estero, nei primi cinque mesi del 2015 c’è stato un incremento del 12 per cento degli arrivi di carne di maiale spesso destinati a diventare prosciutti italiani, mentre le importazioni di cereali (per confezionare falsi prodotti italiani), hanno fatto registrare un vero e proprio boom (+59 per cento), con un +77 per cento per il grano e un +80 per cento per il riso. Netta pure – continua la Coldiretti – la crescita delle importazioni di frutta e verdura, +44 per cento, con un vero e proprio boom per il pomodoro fresco (+78 per cento), con un incremento anche per quello concentrato (+72 per cento). La situazione è grave, spiega l’associazione: “In un momento difficile per l’economia -afferma il presidente della Coldiretti, Roberto Moncalvo – dobbiamo portare sul mercato il valore aggiunto della trasparenza,dando completa attuazione alle leggi nazionali e comunitarie che prevedono l’obbligo di indicare in etichetta l’origine degli alimenti. Ma è necessario che sia anche resa trasparente l’indicazione dei flussi commerciali con l’indicazione delle aziende che importano materie prime dall’estero”.