‘L’occupazione’ dell’Afghanistan, con la conseguente Missione di pace durata oltre venti anni (per miliardi di dollari spesi e centinaia di vittime lasciate a terra), nacque a seguito dei criminali attentati kamikaze dell’11 settembre del 2001 negli Usa, quando le ‘Torri gemelle’ furono rase al suolo da due aerei dirottati dai terroristi islamici.
Da subito Bush Jr giurò vendetta nei confronti di Bin Laden, ‘architetto della distruzione’, destinando verso l’Afghanistan – dove lo sceicco si nascondeva grazie ai Talebani – migliaia di uomini, armati fino ai denti.
Poi come sappiamo lo ‘sceicco del terrore’ – dopo ben 10 anni – venne individuato ed eliminato in un covo sito di pochi chilometri interno al Pakistan. Di lì l’annuncio, da parte di Obama, che la ‘ritirata’ era prossima.
In realtà lo smantellamento totale da parte dei vari eserciti – compreso il nostro – è avvenuto circa due mesi fa. Ma il fatto che ha quasi reso una ‘beffa’ questa lunga storia di sangue, soldi e sofferenza, è la facilità con la quale, in appena poche settimane, i Talebani hanno nuovamente riconquistato il Paese. Il fiume di miliardi speso per ‘addestrare ed armare’ una sorta di esercito democratico non è infatti valso a nulla: i Talebani non hanno praticamente trovato nessun tipo di ‘opposizione armata’.
Anzi, sarcasticamente, a Kabul qualcuno ha affermato che sono stati esplosi molti più proiettili in aria per ‘salutare’ il decollo dell’ultimo aereo della Missione di pace, che in tutta l’offensiva attuata per la riconquista dei territori.
Insomma per dirla tutta, una ‘missione’ costosamente eccessiva se messa in piedi solo per stanare Bin Laden ma, peggio ancora, decisamente ‘fallimentare’ se invece indirizzata a ristabilire un sistema democratico.
Come però la storia insegna, sono in realtà i soldi a ‘comandare’ e, visto il rapido declino economico che gli Usa stanno registrando con l’avvento di Biden, il ‘giro di vite’ era più che doveroso.
Dal canto suo, adempiendo agli ‘stilemi’ che vogliono al comando un uomo determinato e deciso, stamane il presidente americano è tornato parlare dell’Afghanistan come fosse stato un successo: ”Gli Stati Uniti hanno posto fine a una guerra di 20 anni in Afghanistan, la guerra più lunga della storia americana. Abbiamo completato una delle più grandi evacuazioni aeree nella storia, con oltre 120mila persone portate al sicuro: un numero più che raddoppiato rispetto a quello che gli esperti ritenevano possibile”.
Nel suo messaggio alla nazione, Joe Biden ha tenuto finiti a ribadire che “Il successo straordinario di questa missione è legato alle qualità incredibili e al coraggio dei nostri soldati, dei diplomatici e degli uomini dell’intelligence. Non avrei prolungato una guerra senza fine. E non avrei prolungato un’evacuazione eterna”.
Poi, tanto per ‘uscirne lindo e pinto’, riguardo come dicevamo alla pessima ‘performance’ dello ‘pseudo’ esercito afghano, facendo pesare più la cosa sulla Nato, Biden ha affermato che “non hanno resistito” in quanto, “la valutazione sulle loro capacità, non è stata accurata”.
Quindi dopo aver ancora sottolineato e lodato ‘la perfezione’ dell’evacuazione aerea (“Nessuna nazione nella Storia ha fatto altrettanto“), visto che in Afghanistan vi sono ancora qualche centinaio di cittadini Usa, il numero uno della Casa Bianca ha assicurato che “Gli Stati Uniti continueranno ad aiutare i cittadini Usa e afghani che vogliono lasciare l’Afghanistan“, rivelando che “i talebani hanno preso un impegno per garantire passaggi sicuri a quanti vorranno lasciare il Paese”.
Infine Biden è entrato nel vivo della questione, lasciando intravedere le ‘urgenze’ e gli scenari sui quali il suo Paese dovrà proiettarsi: ”Il mondo è cambiato, gli Stati Uniti sono impegnati in un serio confronto con la Cina per la supremazia nel XXI secolo. La fine della guerra in Afghanistan, che non rispondeva più agli interessi strategici degli Usa, segna la fine di un’era. Ho onorato l’impegno di mettere fine alla guerra – ha aggiunto – Mi rifiuto di continuare una guerra che non è più nell’interesse della nostra gente”.
Infine, dopo aver tenuto a rimarcare che “i diritti umani sono al centro della politica estera americana”, e che per perseguire dai realizzare obiettivi in futuro si eviterà di ricorrere al dispiegamento degli eserciti, Biden cerca la ‘chiosa ad effetto’, lanciandosi contro l’Isis-K (l’ala terrorista che nell’attentato all’aeroporto di Kabul ha ucciso 13 soldati americani e decine di civili), puntando il dito: ”Con voi non abbiamo ancora finito…”.
Max