Ashraf Ghani ha lasciato l’Afghanistan solamente con i vestiti che aveva indosso e “letteralmente senza denaro”, per fare tappa per una notte a Termez, in Uzbekistan, e poi direttamente negli Emirati arabi Uniti, dove si trova ora, racconta alla Cnn un ex importante consigliere dell’ex presidente sottolineando che lo stesso Ghani, come tutti, è stato colto di sorpresa dalla velocità dell’avanzata dei Talebani su Kabul. Una precedente versione della fuga di Ghani, diffusa dai russi, assicurava che fosse partito a bordo di un elicottero carico di banconote.
Nelle ultime ore prima della caduta della capitale, un alto funzionario del governo aveva incontrato un esponente di spicco del Movimento, con contatti anche con al Qaeda, che gli ha detto senza tanti giri di parole che il governo avrebbe dovuto arrendersi.
“Nei giorni precedenti alla caduta della città avevamo lavorato a un accordo con gli Stati Uniti per trasferire pacificamente i poteri a un governo inclusivo e per le dimissioni di Ghani. Questi colloqui erano in corso quando i Talebani sono entrati a Kabul da diversi punti, un fatto che la nostra intelligence ha interpretato come un atto ostile. Da un anno la nostra intelligence indicava che il Presidente sarebbe stato ucciso in caso di conquista”, racconta.
Il Vice Presidente Amrullah Saleh ha lasciato Kabul domenica mattina. Molti altri hanno lasciato il Palazzo presidenziale “subito dopo, quando hanno iniziato a udirsi spari nelle vicinanze. La gente in città si è fatta prendere dal panico e molti agenti della sicurezza hanno abbandonato le loro postazioni. A quel punto, il nostro obiettivo è stato quello di salvare la città ed evitare che i suoi cittadini combattessero nelle strade. Questo è stato ottenuto e l’accordo che abbiamo iniziato a negoziare continua a essere materia di trattativa da parte dell’ex Presidente Hamid Karzai e da Abdullah Abdullah”.
“Eravamo convinti che Kandahar avesse forze sufficienti, dopo che erano stati inviati rinforzi da Khost. Pensavamo che Kandahar potesse reggere, come aveva fatto la provincia di Helmand. Una volta caduta Kandahar, venerdì scorso, era ovvio che Kabul non avrebbe retto ma pensavamo di avere più tempo prima che i talebani raggiungessero la capitale. Lo hanno fatto molto più velocemente. Prima della caduta di Kandahar, avevamo definito una strategia con le forze Usa per consolidare le forze. Tuttavia la velocità del collasso che nessuno aveva previsto non ha consentito il completamento del consolidamento delle forze”, ha aggiunto indicando nell’annuncio dell’accelerazione del ritiro delle forze Usa fatto da Biden ad aprile, e iniziato a maggio, un’altra ragione della velocità della caduta.
“Noi governo afghano e i nostri partner internazionali abbiamo sottostimato gli effetti che il ritiro americano avrebbe avuto sul morale delle nostre forze, oltre che i problemi logistici nel mantenere i rifornimenti per le forze. E pensavamo, così come anche gli americani prevedevano, che avremmo avuto tempo almeno fino a metà settembre, per definire un accordo politico e consolidare le nostre forze per creare uno stallo militare. Il fallimento è stato della leadership politica, non dei nostri militari che hanno combattuto con coraggio fino ala fine. Non c’è un unico capro espiatorio, prima di tutto perché il processo non è stato mai controllato interamente dagli afghani”.