Parla di Afghanistan oggi e di Europa il premier Draghi dal G20 Interfaith Forum a Bologna. “Negli ultimi giorni, stiamo assistendo a immagini che ci riportano agli anni più bui nella storia del Paese. In particolare, alle donne, che negli scorsi venti anni avevano riacquistato diritti basilari, come quello all’istruzione, oggi rischia di essere vietato persino di praticare sport, reprimendo altresì la loro rappresentanza nel governo”. “La comunità internazionale, e il G20 che l’Italia presiede quest’anno, devono porsi come obiettivi primari il rispetto delle libertà e il mantenimento della pace. La crisi in Afghanistan ha riproposto con terribile urgenza queste priorità”. “Come comunità internazionale – ha rimarcato il presidente del Consiglio – abbiamo un obbligo morale verso un Paese in cui siamo stati per venti anni. Un obbligo di aiuto umanitario, di prevenzione del terrorismo, di sostegno alla tutela dei diritti umani. L’altro dovere che abbiamo come Occidente, e in particolare come Europa, è la tutela di chi decide di lasciare l’Afghanistan. L’Italia ha aiutato circa 5.000 cittadini afghani a fuggire dagli enormi rischi a cui erano esposti. È stato uno sforzo significativo, di cui dobbiamo essere orgogliosi, ma che non può esaurirsi ora. L’Unione Europea non deve ignorare il dramma di queste persone, né la portata storica di questi eventi”.
“La religione non deve essere mai strumentalizzata. Nei casi peggiori, è stata usata per giustificare la violenza, la privazione dei diritti fondamentali, o indirizzare il favore popolare verso fini politici molto terreni. Al terrore, alla sopraffazione anche subdola che vuole privarci dei nostri valori in nome della religione dobbiamo opporci. Per me la religione è amore e i suoi principi si difendono con fermezza ma con carità, non con l’avversione inconciliabile, o, peggio, con la guerra e il terrore”.
Il presidente del Consiglio ha citato il pontefice. “Come ha detto Papa Francesco – ha ricordato – ‘ostilità, estremismo e violenza non nascono da un animo religioso: sono tradimenti della religione’. Altrettanto fondamentale è tutelare la libertà religiosa, di opinione e di espressione. Il diritto di professare liberamente la propria fede e di esercitarne il culto, in privato o in pubblico. Di potersi convertire a una religione o abbandonarla, senza essere perseguitati. Di costruire la propria identità, fondata sul rispetto e non sull’odio”.
“Oggi invece assistiamo a un numero preoccupante di episodi di estremismo religioso e di conflitti tra diverse famiglie di fede – ha rimarcato – Lo abbiamo visto nei terribili attentati rivendicati da organizzazioni come l’Isis. Negli atti terroristici compiuti in nome del suprematismo bianco o cristiano. E nelle manifestazioni di antisemitismo, un fenomeno in preoccupante crescita. In alcuni casi, particolarmente odiosi, nei luoghi di culto. Spazi in cui si cercano conforto, speranza, protezione dall’odio. Questi eventi brutali vengono spesso usati per rappresentare un mondo diviso tra comunità contrapposte. Ma è utile ricordare che le vittime del terrorismo spesso condividono la stessa fede dei loro assassini. Il fanatismo colpisce tutti, indiscriminatamente”, ha sottolineato Draghi.
“Per anni, l’Unione è stata incapace di costruire un approccio comune sul tema migratorio, e in particolare sulla distribuzione di chi arriva e chiede asilo. Dobbiamo dimostrare di essere all’altezza di questa crisi e dei valori che diciamo di rappresentare. È anche sull’accoglienza, e non solo sull’economia, che si misura la maturità del processo di integrazione europea”.
“Per sconfiggere la pandemia, la campagna di vaccinazione deve procedere spedita ovunque. Solo così potremo salvare vite, frenare il contagio, evitare l’emergere di pericolose varianti. A oggi, però, soltanto il 2% della popolazione dei Paesi più poveri ha ricevuto almeno una dose di vaccino – a fronte del 42% della popolazione mondiale”. “Al Global Health Summit di Roma – ha ricordato – le case farmaceutiche hanno promesso di fornire entro la fine di quest’anno 1,3 miliardi di dosi a prezzi calmierati per gli Stati a basso e medio reddito. Altri 2 miliardi saranno distribuiti entro il 2022. L’Unione Europea donerà almeno 100 milioni di dosi entro il 2021 attraverso COVAX. L’aumento della produzione di vaccini negli ultimi mesi è stato tale da poter garantire forniture adeguate a coprire una porzione significativa della popolazione dei Paesi in via di sviluppo. È ora necessario che le dosi raggiungano chi ne ha bisogno”.