“La situazione in Afghanistan è brutta. Ho notizie di amici ed ex colleghi che sono lì e che per me sono come fratelli e sorelle. Ogni giorno c’è qualcuno che piange un morto. Ogni giorno c’è la conta di chi è morto, di chi è ancora vivo e di chi non risponde al telefono. Però l’ospedale regge”. A dirlo all’Adnkronos è Cecilia Strada, la figlia di Gino Strada, il fondatore di Emergency scomparso il 13 agosto scorso, commentando le notizie che arrivano da Kabul.
“Ho lasciato Emergency nel 2018 e come organizzazione non posso parlare io” chiosa Strada, però, ricorda, “per anni con Emergency ho raccontato quello che accadeva in Afghanistan. Per anni, anni e anni ci sono stati ospedali pieni, non c’era più posto ma l’Afghanistan non era sui giornali e non commuoveva. Adesso va benissimo commuoversi – fa notare – ma bisognava pensarci prima. La lezione che dovremmo trarre è muoviamoci quando si è ancora in tempo a salvare le persone, senza aspettare che la situazione sia degenerata”.
“Io – premette Cecilia Strada – non voglio fare la morale a nessuno ma gli attentati dei talebani e i bombardamenti della coalizione che spianava case e ospedali con dentro i pazienti c’era anche prima”. Per anni, sottolinea Strada, l’Afghanistan è stato “completamente ignorato”. “Si preferiva o disinteressarsene perché è un Paese lontano – osserva – oppure raccontare la favola bella di un Afghanistan pacificato, che però non lo era. Un bambino morto è un bambino morto. Lo è ora così come lo era tre anni fa”.
“Quello che forse dobbiamo chiederci – conclude – è se possiamo provare ad essere più attenti a quello che succede nel mondo quando siamo ancora in tempo per cambiare le cose”.