Aumentare le Unità operative dedicate alla dietetica e alla nutrizione clinica negli ospedali italiani, anche grazie all’iniezione di risorse del Piano nazionale di ripresa e resilienza. E’ l’appello dell’Adi, che ha scelto Covid-19 e obesità fra i temi cardine delle prime giornate del suo 24esimo Congresso nazionale, in programma fino al 23 ottobre alla Nuvola Lavazza di Torino. L’Associazione italiana di dietetica e nutrizione clinica, la prima associazione nata in Italia (1950), ha affrontato le problematiche dell’alimentazione con dibattiti e focus, anche alla luce della pandemia da coronavirus; due fenomeni apparentemente distinti, eppure correlati da un punto di vista sia clinico che sociale.
“La pandemia da Sars-CoV-2 ha mostrato con piena evidenza come la malnutrizione, sia per eccesso e sia per difetto, preesistente o concomitante all’infezione virale, abbia costituito un fattore prognostico sfavorevole in tutti i pazienti, indipendentemente dal genere e dall’età – sottolinea Giuseppe Malfi, presidente Adi – Lo scenario di complessità e imprevedibilità con cui ci siamo trovati a operare durante le fasi più acute della pandemia ha fatto emergere ancora di più quanto il ruolo della nutrizione clinica sia fondamentale nella gestione multirofessionale e integrata dei pazienti Covid, ma anche di tutte le aree di degenza delle strutture sanitarie”.
“La survey effettuata dall’Adi per monitorare l’assistenza nutrizionale ai malati Covid, tra aprile e luglio 2020 ha dato purtroppo risultati stupefacenti – evidenzia Carmela Bagnato, segretario Adi – L’80% dei pazienti non è stato pesato, a molti non è stato effettuato alcuno screening nutrizionale per rilevare lo stato di malnutrizione, sia in eccesso che in difetto, nonostante tutte le linee guida indichino quanto il supporto a una corretta alimentazione sia importante per l’outcome della malattia. E’ stato provato che la malnutrizione ha peggiorato l’andamento della malattia. Gli obesi, ad esempio, sono stati i pazienti che più sono morti per Covid-19”.
Durante il Congresso nazionale Adi è stato ribadito il ruolo fondamentale della malnutrizione anche nella diffusione di malattie croniche non trasmissibili. “L’obesità è stata riconosciuta come malattia nel 2019 presso la Camera dei deputati – ricorda Malfi – Questa è una premessa per stabilire percorsi diagnostici adeguati su tutto il territorio nazionale. Il 10% della popolazione italiana è obesa, e il ruolo dell’obesità è fondamentale nel determinare la diffusione e la mortalità di una malattia cronica non trasmissibile. Non va poi trascurata la malnutrizione per difetto, che noi definiamo una ‘malattia nella malattia’: nell’ambito dei percorsi ospedalieri può peggiorare la prognosi delle malattie dei pazienti ricoverati in molte discipline, sia mediche che chirurgiche. Il trattamento della malnutrizione a livello ospedaliero è quindi importantissimo per favorire la guarigione dei pazienti e ridurre i costi legati a un protrarsi della degenza all’interno degli ospedali”.
Gli esperti Adi hanno ribadito come l’Unità operativa di dietetica e nutrizione clinica debba essere il riferimento all’interno di un approccio multidisciplinare nella gestione di tutti i pazienti ospedalizzati e soprattutto nella prevenzione, per salvaguardare sia la salute della popolazione e sia quella del pianeta grazie all’applicazione di procedure finalizzate nel primo caso a individuare i pazienti a rischio di malnutrizione per eccesso o per difetto o già malnutriti, nel secondo a ridurre gli sprechi alimentari.
“La presenza costante di un’Unità operativa di dietetica e nutrizione clinica all’interno di una realtà ospedaliera, con un team nutrizionale e un servizio di ristorazione adeguatamente formati – rimarca il presidente Adi – permette di offrire ai pazienti cibo sano, appetibile e con valenza terapeutica, e di conseguenza diminuire i tempi di degenza e quindi i costi sul sistema sanitario nazionale. Purtroppo patologie come l’obesità, il diabete o la malnutrizione, a differenza del Covid, non si attenueranno con l’uso di un vaccino, ma anzi, senza piani di prevenzione e cura adeguati aumenteranno sempre di più. Per questo ci auguriamo che parte dei fondi del Pnrr per la sanità vengano destinati all’incremento e potenziamento dei servizi di nutrizione clinica in tutto il Paese e allo sviluppo interventi educativi oltre che sulla scuola anche sulle famiglie, affinché rendano la dispensa di casa più mediterranea e acquisiscano maggiore consapevolezza sul consumo eccessivo di prodotti non salutari”.