A modo suo ha rivoluzionato il giornalismo sportivo, trasformando un argomento prettamente settoriale (e fino ad allora ad appannaggio di un pubblico per lo più maschile), in un vero e proprio salotto televisivo, con opinionisti e giornalisti – nella migliore accezione della sana e buona cultura popolare – a rimbeccarsi come fossero in un bar. Il prossimo 26 novembre avrebbe compiuto 87 anni, ma il mitico Aldo Biscardi ci ha purtroppo lasciati prima. Nato a Lanno, in provincia di Campobasso, linventore de ’Il processo del lunedì’, laureato in giurisprudenza presso l’Università Federico II di Napoli, sceglie da subito il giornalismo sportivo iniziando a collaborare con il quotidiano ’Il Mattino’. Seguirà poi lascesa nel quotidiano ’Paese Sera’, dove diventa caporedattore delle pagine sportive. Nel 1979 entra in Rai, qui diviene prima caporedattore, e poi vicedirettore del Tg3 fino al 1983, quando esordisce come giornalista-conduttore anno con ’Il processo del Lunedì’, che guiderà per 10 anni fino a quando, nel 1993, replica in diretta al duro attacco telefonico di Silvio Berlusconi. Un episodio che segna la sua carriera fino a maturare lidea di lasciare la Rai assumendosi lincarico di lanciare nelle vesti di direttore responsabile della testata giornalistica – Tele+, il primo canale sportivo a pagamento in Italia. Un ambizioso cambio di casacca che per motivi di copyright trasformano Il nome del suo seguitissimo ed amato programma ne ’Il processo di Biscardi’. Un divertente e collaudato salotto che nel 1996 trasferisce su Telemontecarlo, poi diventata La7, dove resta fino al 2006. E lanno della cosiddetta Calciopoli e, suo malgrado, alcune sue telefonate irrilevanti con lallora dg della Juventus Luciano Moggi finiscono tra le intercettazioni. Un incidente che comporta a Biscardi mesi di sospensione da parte dell’Ordine dei Giornalisti. Il giornalista, per protesta deciderà di non rientrare più nellOrdine. Tuttavia Il Processo (sportivo), prosegue attraverso i maggiori circuiti televisivi fino al 2016. Un personaggio amato dagli italiani e reso ancora più simpatico dalla sua cadenza molisana che spesso sfociava in veri e propri strafalcioni dialettici, sui quali il giornalista grande professionista televisivo probabilmente giocava, sapendo di accattivarsi ulteriori simpatie. A lui, come dicevamo, va riconosciuto il merito di aver sdoganato lo sport più seguito del mondo, trasformandolo in un imperdibile appuntamento televisivo.
M.