AD 84 ANNI SI È SPENTO L’ULTIMO INTELLETTUALE PRESTATO ALLA COMICITÀ: PAOLO VILLAGGIO, ‘CONDANNATO’ AD ESSERE RICORDATO COME FANTOZZI. MERCOLEDI LA CERIMONIA LAICA

‘Ci ha giocato’ fino alla fine con il concetto di morte, e stamane alle 6, ad 84 anni si è infine arreso alla malattia contro cui lottava negli ultimi tempi, nel letto dell’elegante clinica dei Parioli ‘Paideia’ (Roma). E’ stata la figlia Elisabetta ad annunciarlo su Fb: “Ciao papà, ora sei di nuovo libero di volare”. Finisce qui, ad 84 anni, l’esistenza di Paolo Villaggio, un vero e proprio intellettuale divenuto popolare ed amato per la sua continua frequentazione con la comicità. Nato a Genova nel 1932 da una famiglia borghese, fin da giovanissimo mostra le sue straordinarie attitudini artistiche. Nel 1963 firma il terzo 45 giri dell’amico fraterno Fabrizio de Andrè, scrivendo per lui i testi di entrambi le canzoni che occupano le due facciate del singolo:  ‘Il fannullone’ e ‘Carlo Martello ritorna dalla battaglia di Poitier’. Ben presto però intuisce che le gag ed il cinismo coni quali anima la sua colorata comitiva di ragazzi ‘funziona’, e decide di proporsi pubblicamente. Prima la radio e poi la televisione, dove debutta con l’improbabile slang grammaticale del professor Kranz, per poi lanciare la forma embrionale di quello che sarà poi l’omni-celebrato Fantozzi: ossia, il timidissimo Giandomenico Fracchia (traendo ispirazione da un collega impiegato dell’Italsider ‘irascibile e sottomesso’), supportato da un Gianni Agus capace di sfiorare la perfezione. Poi, 42 anni fa, lavorando con il regista Luciano Salce (il libro vendette centinaia di migliaia di copie), conia il personaggio del ragionier Fantozzi. “Con Fantozzi ho cercato di raccontare l’avventura di chi vive in quella sezione della vita attraverso la quale tutti passano o sono passati: il momento in cui si è sotto padrone – raccontò Villaggio, in una delle innumerevoli volte che fu chiamato a parlarne – Molti ne vengono fuori con onore, molti ci sono passati a vent’anni, altri a trenta, molti ci rimangono per sempre e sono la maggior parte. Fantozzi è uno di questi”. Al primo seguirà una vera e propria saga, così come tante altre pellicole al fianco di altrettanti ‘mostri sacri’ della comicità italiana. Ma la sua vena attoriale andava ben oltre la sola comicità, lo dimostrano le altrettanti fortunate collaborazione con registi come Fellini, Olmi, Monicelli, e Wertrmuller.  All’attività comica nei cinema, Villaggio ha alternato sia quella teatrale, che quella di scrittore, iniziata proprio con ‘Fantozzi’, al quale ne sono seguiti altri otto sul ragioniere ed altri di carattere satirico. Genio e sregolatezza, a tratti naif, come uomo ha Villaggio ha subito diversi ‘colpi’ amari dalla vita e, più di una volta ha raccontato di aver accettato film che avrebbe evitato, se non per bisogno di soldi. Era un uomo controverso ed imprevedibile, capace di spiazzanti virate caratteriali, passando dalla dolcezza al cinismo con un’indifferenza disarmante.  Nel 1992, in occasione della Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia, Villaggio riceve il Leone d’oro alla Carriera. L’ultimo riconoscimento risale al 2000 quando, nell’ambito del festival Cinematografico di Locarno, è stato insignito del Pardo d’onore alla carriera. Mercoledì sarà allestita la camera ardente in Campidoglio, quindi seguirà una cerimonia funebre presso la Casa del Cinema, a Villa Borghese.

M.