(Adnkronos) – “Ammontano a 18,5 miliardi di euro le risorse destinate alla Salute dal Pnrr. Un’importante opportunità per rendere il nostro Ssn più resiliente, moderno, equo, sicuro e capace di garantire quella prossimità delle cure di cui necessitano le persone che vi entrano in contatto, a partire dai più fragili”. Lo sottolinea Tonino Aceti, presidente di Salutequità, in un editoriale pubblicato su Alleati per la Salute, (www.alleatiperlasalute.it), il portale dedicato all’informazione medico-scientifica realizzato da Novartis.
Il Piano nazionale di ripresa e resilienza, ricorda, prevede “oltre 4 miliardi destinati all’ammodernamento tecnologico degli ospedali, 4 miliardi per potenziare l’assistenza domiciliare e la telemedicina, 2 miliardi per l’attivazione delle Case della comunità, 437 milioni per un ecosistema innovativo del sistema salute, 1 miliardo per l’attivazione degli Ospedali di comunità, oltre 1,6 miliardi per rafforzare l’infrastruttura tecnologica e la capacità di raccolta dati del Servizio sanitario nazionale, circa 500 milioni per favorire l’approccio ‘One Health’, oltre 700 milioni per il potenziamento della formazione dei professionisti sanitari, oltre 500 milioni per il potenziamento della ricerca biomedica e circa 1,6 miliardi per aumentare il livello di sicurezza delle strutture sanitarie”.
“Il Pnrr – evidenzia Aceti – può però rappresentare anche un’occasione per cercare di ridurre gli squilibri infrastrutturali in sanità tra le Regioni. Primi ‘indizi’ positivi in questo senso sembrano arrivare dall’analisi, realizzata nell’ambito dell’Osservatorio permanente di Salutequità, di alcuni dati contenuti nella Relazione sullo stato di attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza della Corte dei Conti. Guardando ad esempio al finanziamento pro-capite 2022 richiesto dalle Regioni per i progetti relativi alla Missione Salute, tutte le Regioni del Mezzogiorno si attestano su valori superiori alla media nazionale di 149,8 euro. Tutte le Regioni del Centro e del Nord, ad eccezione del Friuli-Venezia-Giulia, sono invece al di sotto della media nazionale. Si va dai 188,2 euro pro-capite della Calabria, 185,6 della Sicilia, 183,8 della Sardegna e 182,3 della Campania, sino ad arrivare ai 131,5 del Piemonte, ai 128,7 dell’Umbria, agli 87,3 del Lazio”.
E’ la stessa Corte dei Conti, precisa il presidente di Salutequità, ad affermare che “i valori pro-capite dimostrano che le Regioni del Mezzogiorno, almeno sul piano delle iniziative programmate, hanno saputo cogliere la finestra di opportunità loro offerta dal Pnrr e dal Pnc”, Piano nazionale complementare. Opportunità che, “vista anche la riserva in loro favore di almeno il 40% delle risorse oggetto del riparto del ministero della Salute (D.M. 12/1/2022), se attuata effettivamente, consentirà di avviare quel processo di correzione delle sperequazioni infrastrutturali tuttora presenti nei territori, in linea con il terzo asse strategico del Pnrr Italia. Per fare gol e centrare tutti gli obiettivi del Pnrr c’è quindi bisogno di molto di più: realizzare e mettere a terra bene e nei tempi previsti i progetti. Su questo qualche rischio sembra esserci”, rileva Aceti.
Ad esempio, per quanto riguarda l’attivazione delle Case e degli Ospedali di comunità “servono coperture aggiuntive per il personale sanitario – rimarca – e soprattutto poter contare su un numero maggiore, rispetto a quello attuale, di professionisti sanitari (infermieri, medici). Se le coperture possono essere trovate con scelte anche immediate (se volute) di politiche di bilancio, per poter contare su un numero adeguato di professionisti pronti ad impegnarsi nelle nuove strutture del Ssn bisogna lavorare sull’attrattività del Ssn e questo richiede un combinato disposto di azioni: dall’incremento delle retribuzioni, al riconoscimento delle nuove competenze, all’avanzamento di carriera, a nuovi percorsi di formazione universitaria, all’innovazione delle politiche professionali, ai nuovi modelli organizzativi, al benessere organizzativo, oltre che alla sicurezza dei professionisti. Rischi questi che non possono e non devono mettere in discussione l’impianto Salute del Pnrr, ma, al contrario, devono subito impegnare le istituzioni a tutti i livelli nella definizione e nell’attuazione di azioni volte a disinnescare il rischio. Altrimenti il ‘debito buono’ diventerà velocemente ‘debito cattivo'”.
Invece, conclude Aceti, “tra le criticità generali segnalate dalla Corte dei Conti nella realizzazione dei progetti legati al Pnrr (su tutte le Missioni) per il 2022 al primo posto vi è il ‘disordine organizzativo’, il mancato coordinamento tra soggetti attuatori e l’integrazione informatica. Seguono i ritardi in fase attuativa, l’inefficienza in fase di programmazione e l’inefficienza della spesa. Per questo risulta centrale il ruolo del ministero della Salute al quale la stessa Corte dei Conti ha raccomandato, anche recentemente con Deliberazione di marzo 2023, un rafforzamento del livello di monitoraggio, controllo e vigilanza sul corretto avanzamento dei progetti da parte dei soggetti attuatori (e sulle anticipazioni di spesa), nonché di intervento volto ad ‘evitare stasi o rallentamenti procedurali’ e quindi ritardi di realizzazione”. L’articolo completo è disponibile su: https://www.alleatiperlasalute.it/salute-20/pnrr-tra-opportunita-rischi-e-raccomandazioni-della-corte-dei-conti.