ACCUSANDOSI L’UN L’ALTRO, GLI STUPRATORI DI RIMINI SOTTOLINEANO LE ATTITUDINI CRIMINALI DEL BRANCO

    Come spesso capita in simili situazioni, davanti alla prospettiva di dover trascorrere molti anni chiusi ina cella (oltretutto nel pieno della giovinezza), ciascuno dei quattro elementi di cui si componeva il violento branco di Rimini, accusa gli altri. Ma sebbene continui a negare di aver partecipato alla violenza sulla turista polacca – affermando di essersi ‘limitato’ a tenere fermo il fidanzato della vittima – Guerlin Butungu resta al momento colui indicato come ‘il capo’. Oltretutto, a sottolineare gli aspetti violenti del congolese 20enne (legittimando però di fatto un modus operandi, quindi abituale, del branco), le accuse circostanziate a lui rivolte dai suoi ‘complici’. Come quella di uno dei due fratelli marocchini di 15 e 17 anni, che ha raccontato agli inquirenti riminesi – che stanno appurando la veridicità dei fatti – quando, all’esterno di un locale di Pesaro, il congolese tentò di violentare una loro amica. Ma a peggiorare ulteriormente la posizione di Butungu, la testimonianza di una coppia di Legnano che lo scorso 12 agosto, sempre a Rimini, per un soffio era riuscita a scampare da ciò che avrebbero subito 14 giorni i due giovani fidanzati polacchi. Tuttavia, nella circostanza, il branco aveva rubato loro un telefonino, poi trovato nella disponibilità di Butungu, che nascondeva anche un altro smartphone, rubato ad un’altra coppia aggredita a Rimini. Testimonianze ed elementi che vanno ad ‘arricchire’ ulteriormente il già abbastanza eloquente quadro accusatorio, che sottolinea l’impressionante attitudine delittuosa di questi 4 ragazzi.
    M.