La Fase 2 ha dato il via al ritorno a lavoro per più di 3 milioni di italiani, che devono scontrarsi con la necessità di spostarsi limitando al minimo le possibilità di contagio. Proprio per questo il governo incentiva gli italiani ad utilizzare mezzi di trasporto alternativi e non inquinanti come bici e monopattini, evitando così di intasare metro e autobus.
Anche l’utilizzo di un mezzo privato riduce i contatti sociali e di conseguenza la possibilità di infezione, e proprio per questo è nata la necessità per molti di farsi accompagnare sul posto di lavoro. Non tutti infatti dispongono di patenti e di mezzi per ogni convivente, motivo per cui la necessità di fare chiarezza in merito si è resa impellente per il Governo, che ha risposto attraverso le Faq presenti sul sito ufficiale.
Accompagnare i parenti a lavoro, il governo risponde
Accompagnare parenti e familiari a lavoro in macchina e in moto si può? La risposta è arrivata direttamente dal governo e parla chiaro: “Nel caso in cui non si disponga di un mezzo privato, ovvero non si abbia la patente di guida o non si sia autosufficienti, è consentito farsi accompagnare da un parente o una persona incaricata da e verso la propria abitazione, anche tenuto conto dell’esigenza di limitare quanto più possibile l’utilizzo di mezzi pubblici e comunque nel rispetto di quanto previsto per l’utilizzo dei mezzi privati. Nel rispetto di tali condizioni anche lo spostamento dell’accompagnatore è giustificato”.
Dubbio sciolto quindi, esiste la possibilità di essere accompagnati sul posto di lavoro da un parente o da una persona incaricata. Per quanto riguarda invece il trasporto in macchina o moto aldilà della necessità di recarsi a lavoro vige un’altra normativa. “Le auto possono essere utilizzate da più passeggeri solo se si rispetta la distanza minima di un metro. Non è possibile andare in due in moto, non essendo possibile la distanza minima di un metro. Entrambi questi limiti non valgono se i mezzi sono utilizzati solo da persone conviventi”.