Con la prima conferenza dell’anno accademico 2021-2022, parte il ciclo di incontri organizzato dall’Accademia dei Lincei dedicato alla “Voce delle ministre” e la responsabile del Viminale Luciana Lamorgese è stata la prima ad intervenire, questa mattina, nella Sala Scienze Fisiche, accanto al presidente dei Lincei Roberto Antonelli e al Vice Presidente linceo e Premio Nobel per la Fisica Giorgio Parisi. Lamorgese ha parlato del ruolo conquistato dalle donne anche nei vertici della pubblica amministrazione e delle sfide che questo lungo percorso comporta per il raggiungimento di un’eguaglianza sostanziale tra i generi. Il ministro è partita da un richiamo storico, quello dell’onorevole Teresa Mattei che nel marzo 1947, all’età di 26 anni, prendeva la parola all’Assemblea Costituente per perorare una piccola ma significativa modifica al testo di quello che sarebbe, poi, diventato il secondo comma dell’articolo 3 della nostra Carta.
“L’onorevole Mattei – ha detto Lamorgese – sapeva che il testo che stava prendendo forma riconosceva uguaglianza di diritti a uomini e donne, ma riteneva non fosse sufficiente una parità formale e che occorresse qualcosa in più per garantirla anche in modo sostanziale. Si batté perché in quel comma fosse aggiunto un inciso di due parole: di fatto”. Si tratta di un riferimento alla “parità sostanziale” dove l’operato delle donne che ricoprono ruoli pubblici venga valutato sulla base delle loro competenze, delle loro scelte e dei risultati ottenuti e non all’appartenenza di genere di chi le abbia compiute. “La mia opinione – ha proseguito il ministro – è che sempre, per ogni scelta, si debba guardare alla preparazione, all’esperienza e alla competenza. Solo così eviteremo che il bilanciamento tra generi si traduca in un elemento di separazione se non di difficoltà”.
L’obiettivo è di eliminare quel “soffitto di cristallo”, linea di confine che marca le differenze, adottando norme sempre più incisive. In tale direzione guarda l’ultimo provvedimento legislativo sul tema approvato dal Parlamento italiano (la legge 5 novembre 2021, n.162) volto a favorire la parità salariale tra uomini e donne. “Grazie a questa legge – ha affermato la Lamorgese – dal prossimo anno tutte le aziende dovranno dotarsi di un nuovo strumento, richiamato anche nel Piano nazionale di ripresa e resilienza: la certificazione delle parità di genere”.
Per quanto riguarda il dato del numero delle donne appartenenti al corpo prefettizio, ha detto il ministro scattando una fotografia della presenza femminile nell’amministrazione dell’Interno, “rappresentano oltre la metà del totale (664 donne e 480 uomini) e, proiezioni alla mano, questa percentuale è probabilmente destinata ad aumentare ancora in futuro. Anche nelle altre due grandi famiglie che convivono nel nostro ministero, la Polizia di Stato e il Corpo nazionale dei Vigili del fuoco, ci si sta incamminando su questa strada”.
La Lamorgese, nel chiudere il suo intervento, ha individuato due temi che si intrecciano fortemente. Il primo riguarda gli squilibri nella rappresentanza di genere ai vertici delle classi dirigenti con ancora poche donne nei ruoli chiave. Il secondo riguarda il pregiudizio che accompagna la valutazione del loro operato. “Quello che personalmente reputo auspicabile – ha concluso il ministro – è una parità che non sia omologazione, ma sia soprattutto inclusione, rispetto delle differenze, valorizzazione del patrimonio di competenze”.