(Adnkronos) –
“Migliorare, razionalizzare e rendere efficiente il rapporto tra Ricerca e Industria. È questo l’obiettivo dell’iniziativa di oggi”. E’ stato Roberto Antonelli, presidente dell’Accademia Nazionale dei Lincei, a rilevarlo nel corso del workshop sul “Sistema Ricerca-Industria in Italia” che ha affrontato un tema cruciale per il nostro Paese in un delicato momento di transizione. Il convegno si è svolto con un programma che ha incluso interventi dal mondo scientifico e universitario e dal mondo delle imprese italiane. In Italia non mancano i buoni, anzi buonissimi, ricercatori o laboratori. Tuttavia, è stato indicato al brainstorming in via della Lungara, manca un sistema organico di raccordo tra ricerca e industria. Tale sistema è fondamentale per assicurare la crescita degli interventi a favore dello sviluppo scientifico insieme a quello industriale. L’impatto sociale ed economico del rafforzamento di tale raccordo sarebbe molto significativo nei prossimi anni, ben al di là della finestra temporale del Pnrr, è stato ancora sottolineato.
Antonelli ha osservato, inoltre, che “con la sua costante attenzione ai grandi temi culturali e al loro riverbero sull’attualità – come con il workshop di oggi – la nostra Accademia si pone come interlocutore delle istituzioni”. “Negli altri Paesi, a partire dagli Stati Uniti, associazioni simili ai Lincei sono costante punto di riferimento dei Parlamenti per fornire informazioni e conoscenze a chi deve deliberare per il bene di tutti”. L’Accademia dei Lincei è pronta a svolgere in Italia lo stesso ruolo” ha assicurato il presidente Antonelli.
Alla conferenza è intervenuto anche il ministro dell’Università e Ricerca, Maria Cristina Messa. “In Italia – ha detto- esiste un vero gap tra produzione scientifica e impatto sull’impresa. Da una parte, siamo al quarto posto al mondo per produzione scientifica sul Covid, dall’altra non abbiamo neanche pensato di poter produrre un vaccino. Questo è dovuto a tanti fattori e criticità” ha detto la titolare del Mur. “Il primo punto – ha sottolineato ancora il ministro- è sempre culturale: la difficoltà di comprensione tra Accademia, scienza e impresa, deriva molto dalla cultura, dall’educazione, dalla formazione, da come siamo cresciuti, dalla storia d’Italia, diversa da quella per esempio di Francia e Germania. Questi sono punti che hanno bisogno di tempo per essere modificati e non devono nascondere altri aspetti su cui si può agire da subito”.