Le crisi sono costate alle banche “circa 12 miliardi per i salvataggi e per nuovi fondi europei e nazionali di garanzia”, ma la tenuta del sistema è stata garantita da “addirittura 70 miliardi di aumenti di capitale e ancor più colossali continui prudenziali accantonamenti”: in occasione dellAssemblea Annuale, il presidente dellAbi Antonio Patuelli (rieletto per acclamazione anche per il biennio 2018-2020) rivendica i risultati ottenuti, a cominciare dal forte calo delle sofferenze, che, “al netto degli accantonamenti, sono ridotte a circa 50 miliardi rispetto al picco del 2015”, e dei crediti deteriorati netti, 135 miliardi rispetto ai 200 di giugno 2015. Mette in guardia dai rischi “strategici” dellItalia dal non partecipare maggiormente allUe, scelta che potrebbe porci nei “gorghi di un nazionalismo mediterraneo molto simile a quelli sudamericani”. E chiede anche gli strumenti perché in futuro banche e risparmiatori non debbano sopportare un peso così gravoso: “LUnione Bancaria deve consentire ai sistemi nazionali di garanzia dei depositi di poter effettuare interventi preventivi per le banche in crisi, per evitare danni maggiori”. E anche una maggiore razionalizzazione dei costi per gli interventi: “Chiediamo che le norme dispongano che ciascuna banca debba contribuire ai Fondi di garanzia di cui può teoricamente usufruire e non ad altri”.
Sì allEuropa e allUnione bancaria con regole uguali per tutti. Patuelli, da sempre deciso sostenitore dellUnione Europea e dellUnione bancaria, sottolinea come in questo momento occorra “una nuova spinta per unUnione bancaria con regole identiche, con Testi unici di diritto bancario, finanziario, fallimentare e penale delleconomia e con coerenza fra regole contabili e prudenziali.
Occorre superare le contraddizioni a cui sono soggette le banche che debbono operare come banche dEuropa, con la Vigilanza unica, e contemporaneamente come banche con ancora nazionali e diversi diritti bancari, finanziari, fallimentari, penali delleconomia e soggette alla concorrenza dei diritti tributari”. LUnione passa anche per la semplice applicazione di regole di buon senso, osserva Patuelli: “LEuropa vince tutta insieme come quando riduce gli assorbimenti patrimoniali a fronte dei prestiti a diverse categorie di imprese e realizza i bonifici istantanei che consentono, in massimi dieci secondi, di trasferire denaro tracciato nellarea unica dei pagamenti in Euro”.
Meglio prevenire che correggere. Ma lUnione bancaria deve anche permettere alle banche in ciascun Paese di agire in maniera razionale, e tempestiva, per evitare i costi esorbitanti sostenuti nelle ultime crisi. “Le crisi bancarie si sono sviluppate in Italia più tardi rispetto al resto dellOccidente e sono state affrontate, il più delle volte, con le nuove regole dellUnione Bancaria nata il 4 Novembre 2014, purtroppo senza norme transitorie”. I risultati sono stati vissuti sulla pelle dei risparmiatori, per il futuro occorre agire in un altro modo: “Chiediamo che le norme dispongano che ciascuna banca debba contribuire ai Fondi di garanzia di cui può teoricamente usufruire e non ad altri”.
Rischio Argentina? “La scelta strategica deve essere di partecipare maggiormente allUnione Europea impegnando di più lItalia nelle responsabilità comuni, anche con un portafoglio economico nella prossima Commissione Europea. – sostiene Patuelli – Altrimenti leconomia italiana potrebbe finire nei gorghi di un nazionalismo mediterraneo molto simile a quelli sudamericani. In questa primavera, in Argentina, il tasso di sconto ha perfino raggiunto il 40%. Con la lira italiana, negli anni Ottanta, il tasso di sconto fu anche del 19%”.
Lo spread: gli aumenti pesano. Le banche italiane “proseguono i grandi sforzi e progressi” per la ripresa e lopera di riduzione dei crediti deteriorati, passati in due anni da 200 a 135 miliardi ma “ogni aumento dello spread impatta su Stato, banche, imprese e famiglie rallentando la ripresa”, afferma Patuelli.
No a norme Ue sui titoli di Stato. Patuelli torna a chiedere che la Ue eviti limposizione “di un assorbimento patrimoniale sulle banche per il possesso di titoli pubblici che sono riserve di liquidità bancaria”. Lo afferma il presidente Abi Antonio Patuelli allassemblea dellassociazione rilevando come “i conflitti fra gli Stati in questi campi metterebbero in difficoltà gli stati che hanno più debiti”. Patuelli ha inoltre sottolineato come i “numeri dei tettì dei crediti deteriorati debbono essere motivati in modo trasparente” e non “debbono soffocare la ripresa”
LItalia: razionalizzazione e innovazione. Patuelli rivendica anche il successo di un consistente piano di riduzione dei costi e degli sportelli: “A dicembre 2017 lItalia ha visto ridurre a circa 27 mila il numero di sportelli bancari, con tendenza a ulteriori diminuzioni, mentre crescono, con varie denominazioni, gli uffici finanziari. I canali distributivi sono sempre più concorrenti per le libere e responsabili scelte di risparmiatori e investitori”. A questo, sottolinea, si è giutni in accordo con i sindacati, di cui si apprezzano “rispetto reciproco e costruttività”, nel comune obiettivo di definire “insieme i percorsi delle ristrutturazioni basati sempre su scelte volontarie, rifiutando lindifferenza sociale”.