“Per adattare le regole sulla reintroduzione dei controlli delle frontiere interne alle attuali necessità di rispondere alle serie e persistenti minacce alla sicurezza pubblica”, la Commissione europea ha proposto agli stati membri di aggiornare il codice delle frontiere di Schengen. Come ha spiegato Dimitris Avramopoulos, commissario europeo alle Migrazioni e agli Affari Interni, sono proposti “emendamenti mirati alle regole che riguardano la reintroduzione di controlli temporanei alle frontiere interne, nel caso di eventi prevedibili. Proponiamo ha aggiunto il commissario da Bruxelles – di prolungare la scadenza massima da sei mesi a un anno per la reintroduzione temporanea dei controlli di frontiera, nello stesso tempo, aggiungiamo garanzie procedurali più robuste per assicurare che questi controlli restino un’eccezione e che vengano usati solo come extrema ratio”. Dal canto suo la Commissione, prosegue Avramopoulos, “propone anche una procedura speciale per i casi in cui la minaccia seria alla sicurezza persista per oltre un anno. Nel caso di minacce alla sicurezza persistenti, che durano più di un anno, è previsto a la possibilità straordinaria di prolungare i controlli alle frontiere interne per altri due anni. Questo può accadere solo sulla base di una raccomandazione del Consiglio, basata a sua volta su un’opinione della Commissione. Questa è la procedura da seguire. Proponiamo – spiega – di emendare il codice per trovare un equilibrio” tra il principio della libera circolazione delle persone e l’esigenza di prevenire le minacce alla sicurezza, in particolare il terrorismo. Non proponiamo un prolungamento dei controlli di frontiera interni, ma un cambiamento del quadro. L’assenza di controlli alle frontiere interne – continua Avramopoulos – costituisce l’essenza stessa di Schengen, ma in un’area comune senza controlli anche le preoccupazioni per la sicurezza sono comuni. E’ per questo che dobbiamo fare di tutto per preservare il delicato equilibrio tra la libera circolazione da una parte e la sicurezza dall’altra.”E – aggiunge – possiamo farlo solo attraverso un quadro di Schengen coordinato e unito, che dovrebbe includere anche Romania e Bulgaria. I controlli alle frontiere interne, conclude, dovrebbero essere l’extrema ratio, prolungando da sei mesi a un anno, mentre occorrerebbe privilegiare l’utilizzo di controlli di polizia rafforzati e la cooperazione transfrontaliera tra gli Stati, che “devono parlarsi”.
M.