Ormai è fatta e c’è poco da dire semmai, ben sapendo di non aver commesso un’azione ‘gradita’, soprattutto ai cristiani, stamane Murat Salim, ambasciatore turco in Italia, è intervenuto per ‘addolcire’ la pillola, a due giorni della riconversione – per ordine del presidente Erdogan – della Basilica di Santa Sofia (oggi museo) di Istanbul, in una grande moschea.
L’Ambasciatore: “Sarà aperta cristiani e musulmani”
La Turchia, rimarca subito Salim, ha preso una “decisione sovrana che si fonda su basi legali. E’ al governo della Turchia che spetta decidere la sua destinazione“, ha ribadito ancora il diplomatico, spiegando che, fino al 1931, la preziosissima struttura era una moschea e, per giunta, appartenente ad una Wafq ( fondazione), a disposizione del sultano Mehmet il quale, la ‘utilizzava’ come moschea. Dunque soltanto in seguito il governo l’ha presa in consegna, rivestendo il ruolo di custode della moschea. Tuttavia, ha tenuto a precisare ancora l’ambasciatore turco, Santa Sofia è tuttora un sito patrimonio dell’Unesco.
L’Ambasciatore: “Ad Istanbul 89 chiese e 21 sinagoghe”
Cosa poi ancora più importante, ha voluto sottolineare Salim – onde fugare qualsiasi ‘rivendicazione’ religiosa, la moschea è aperta a tutti: sia ai cristiani che ai musulmani: “In Turchia – spiega – ognuno è libero di professare la propria fede”, non a caso, ha aggiunto ancora, “ad Istanbul coesistono pacificamente 89 chiese e 21 sinagoghe”.
Dunque, ha rimarcato il diplomatico, “non importa se sei musulmano, cristiano o ebreo, tutti possono andare in moschea, come ha ricordato il presidente Recep Tayyip Erdogan”.
Dal canto suo, confermando quanto detto dall’ambasciatore, la direzione per gli Affari religiosi della Turchia (la Diyanet), ha annunciato che, al di fuori degli orari riservati al culto islamico (5 volte al giorno), Santa Sofia è sempre aperta ai visitatori.
Max