ANZIO, CHIUSO IL CERCHIO SULL’OMICIDIO RIGHINI

    I Carabinieri della Compagnia di Anzio nelle prime ore di questa mattina hanno eseguito un’ordinanza, applicativa di cinque misure cautelari (tre in carcere, uno ai domiciliari e un obbligo di presentazione alla PG), emessa dal Gip di Velletri (Dott. Giuseppe Cario) su richiesta della locale Procura (Dott Luigi Paoletti), nei confronti di altrettanti soggetti, tutti residenti in Italia ed uno originario della Macedonia, ritenuti responsabili di favoreggiamento personale.

    Con questo provvedimento si chiude il cerchio sull’omicidio del 23enne Righini Daniele e sul tentato omicidio del 22enne Cencioni Massimiliano, ad opera di Matteo VERNILE, 23enne pregiudicato di Anzio, catturato dagli stessi Carabinieri del Nucleo Operativo della Compagnia di Anzio lo scorso 12 giugno in provincia di Perugia. I noti fatti si sono verificati nella serata dello scorso 28 maggio ad Anzio, e precisamente in Corso Italia, davanti l’abitazione del pregiudicato, fra l’altro sottoposto agli arresti domiciliari per reati contro la persona. I Carabinieri di Anzio, a distanza di due settimane, dopo serrate e prolungate indagini sono riusciti a rintracciare l’indagato in un’abitazione di un piccolo paese della provincia di Perugia, dove si rifugiava in piena tranquillità.

    La complessa attività investigativa, avviata nell’immediatezza del grave fatto di sangue, ha consentito da un lato di ricostruire in modo dettagliato i contorni della vicenda e dall’altro di accertare a carico degli odierni indagati chiare responsabilità circa il reato loro contestato per avere, con più condotte esecutive del medesimo disegno criminoso, in un primo momento aiutato l’omicida ad eludere le investigazioni ed a sottrarsi alle ricerche delle forze dell’ordine e, successivamente, fornito allo stesso alloggio e sostegno logistico durante il periodo in cui si è reso irreperibile.

    Le indagini, infatti, hanno innanzitutto appurato che alla base del gravissimo gesto c’erano motivazioni del tutto futili; il Vernile conosceva a stento le due vittime, con le quali si era incontrato poco prima unitamente alla nuova fiamma, che invece era loro amica. Dalla ricostruzione effettuata sembrerebbe che al rifiuto della ragazza di andare via con i due amici è bastato un niente, forse una parola fuori luogo od un sguardo più risentito, per scatenare l’ira dell’omicida che senza pensarci ha estratto la pistola che nascondeva sotto la maglietta ed ha sparato a bruciapelo prima a Righini, che si trovava al lato giuda, e subito dopo al Cencioni che era al suo fianco.   

    Alla sparatoria hanno assistito sia la ragazza che altri due amici di Matteo Vernile, che si trovavano in casa con loro, i quali in modo diverso hanno aiutato l’assassino ad allontanarsi dal luogo del delitto, incuranti delle due vittime accasciate all’interno dell’auto, cercando di garantirgli l’impunità anche con le dichiarazioni rese ai Carabinieri.

    Agli altri due soggetti, Dario Leo di 22 anni e Vittorio Pinci di 66 anni, entrambi con precedenti gravi, è stato contestato il fatto di aver fornito un aiuto determinante al padre dell’omicida per ciò che attiene l’alloggio ed il supporto logistico. Il più giovane dei due, da tutti chiamato lo “Scagnozzo” per il suo atteggiamento spavaldo ed incline alla delinquenza, era l’uomo di fiducia del papà del ricercato che faceva riferimento a lui per ogni tipo di comunicazione e di supporto. Il Pinci, invece, ha fornito sin da subito la base logistica per la latitanza dell’assassino che, come emerso chiaramente nel corso delle indagini, non era assolutamente intenzionato a consegnarsi; al contrario, dopo aver sostato per qualche giorno a Colleferro è stato trasferito in località Magione, in provincia di Perugia, dove sarebbe rimasto probabilmente a lungo che se non fosse stato catturato dai militari dopo un giorno e mezzo di appostamento.

    L’attività investigativa, che si è basata su una minuziosa attività di tipo tradizionale incentrata sui servizi di osservazione, controllo e pedinamento e su un’oculata attività informativa, si è avvalsa anche dell’ausilio di attività tecnica attraverso la quale si è riusciti a ricostruire in modo chiaro la triste vicenda. 

    Nel corso delle indagini, i Carabinieri hanno avuto modo di imbattersi in un gruppo di giovani violento e senza alcune remore nell’avere nella propria disponibilità un arma da poter utilizzare all’occorrenza. Ragazzi dall’atteggiamento spavaldo ed insofferente alle regole che, ispirandosi in qualche modo a personaggi di romanzi, sono pronti ad intraprendere una discussione, con la minaccia anche delle armi, per questioni di poco conto e non sempre legate ad attività illegali.   

    L’operazione dei Carabinieri è stata attuata con l’ausilio di personale del Nucleo Cinofili di Roma S. Maria di Galeria (RM), presente con cani addestrati al rintraccio di droga e di armi, nonché con il supporto di un elicottero del Reparto Elicotteri di Pratica di Mare.