Oggi, lunedì 15 giugno, la Corte Suprema degli Stati Uniti ha stabilito che nessuna persona può essere licenziata perché gay o trans. La sentenza ha esteso il titolo VII del Civil Rights del 1964, che vieta discriminazioni sul posto di lavoro in base alla ‘razza’, alla religione e al sesso, anche ai lavoratori LGBTQ. Non si potranno dunque licenziare le persone sulla base del proprio orientamento sessuale.
La decisione è stata adottata con sei voti favorevoli e tre contrari (i giudici Justices Samuel Alito, Brett Kavanaugh and Clarence Thomas). Il presidente della Corte, John Roberts, e Neil Gorsuch, entrambi conservatori, hanno votato a favore.
“Un datore di lavoro – si legge nella sentenza – che licenzia un individuo perché omosessuale o transgender, licenzia quella persona per tratti o azioni che non avrebbe messo in discussione in membri di un altro sesso. Il sesso gioca un ruolo necessario e indiscutibile nella decisione, esattamente ciò che il Titolo VII proibisce”.
La sentenza avrà un grande impatto per gli oltre otto milioni di lavoratori LGBT stimati nel paese perché 28 stati (su 50) non prevedono protezioni nei loro confronti sul posto di lavoro.
Mario Bonito