Dal 5 al 12 ottobre 2013 si è svolta nella Regione Lazio, sotto il coordinamento del 3° Centro di Controllo Area Pesca della Direzione Marittima di Civitavecchia, loperazione denominata Autunno 2013. Con tale operazione sono state intensificate le attività di controllo lungo tutta la filiera di commercializzazione dei prodotti ittici a tutela e difesa del cittadino consumatore e dellhabitat marino, con specifico riferimento alla prevenzione ed alla eventuale repressione delle frodi alimentari soprattutto durante il periodo di fermo biologico delle flotta peschereccia del Lazio (dal 30 settembre al 29 ottobre 2013) durante il quale, in carenza di prodotto locale fresco, è ipotizzabile limmissione sul mercato laziale di prodotti ittici provenienti dallestero ovvero di dubbia provenienza. I controlli hanno riguardano, inoltre, la commercializzazione e la somministrazione dei prodotti ittici provenienti dal sud-est asiatico con particolare riferimento ai depositi ed ai ristoranti che distribuiscono e somministrano pesce crudo e sushi (cinesi, giapponesi, thailandesi, ecc.), ponendo attenzione alla freschezza dei prodotti, alle modalità di conservazione ed alla corrispondenza delle specie somministrate con quelle proposte nei menù e verificando con attenzione la tracciabilità e la provenienza del prodotto. Nel corso degli oltre 220 controlli effettuati, il personale della Guardia Costiera del Lazio (200 uomini impegnati complessivamente) ha accertato 66 infrazioni per mancanza di tracciabilità e corretta etichettatura, nonché per prodotti ittici scaduti, elevando a carico dei titolari degli esercizi commerciali non in regola un totale di Euro 93.417 di sanzioni amministrative già comminate e ponendo sotto sequestro 2.000 kg circa (due tonnellate) di prodotto ittico per la successiva distruzione e rigetto in mare (se ancora vivente).
Sono state inoltre elevate n° 6 notizie di reato per frodi in commercio, commercializzazione di pesce sottomisura, cattura e commercializzazione di specie protette come lo squalo elefante Cetorhius Maximus e commercializzazione dei datteri di mare lithophaga lithophaga la cui cattura, a sensi del D.P.R. 8 settembre 1997 e Regolamento CE Mediterraneo 1967/2006, è considerata reato, a causa dei danni ambientali provocati dalle modalità di pesca dei suddetti molluschi. Il consumo, la detenzione, il commercio e la pesca dei datteri di mare sono vietati in tutti i paesi dellUnione Europea. Nonostante ciò, il commercio di questa specie ittica continua ad essere praticato. Sul mercato nero il dattero può raggiungere anche quotazioni di 80 euro al kg, ma è ancora più elevato il prezzo che lecosistema marino deve pagare per questa pesca indiscriminata in quanto esso, può essere estratto esclusivamente rompendo la roccia che lo ospita. Basti pensare che il dattero di mare, la cui maturità si completa a circa 80 anni di vita, cresce sottacqua allinterno di buchi scavati negli scogli dallo stesso animale e pertanto i pescatori di frodo per catturarli distruggono materialmente la roccia mediante scalpelli e martelli pneumatici, con incalcolabili danni ambientali. I controlli dellintera filiera della pesca, che proseguiranno serrati, fanno parte e si inquadrano in una più articolata attività di monitoraggio e tutela dellambiente marino svolta dalla Guardia Costiera del Lazio, che comprende la verifica della qualità delle acque e degli scarichi a mare, soprattutto in prossimità delle coste interessate da grossi insediamenti urbani, ma comunque adibite alla balneazione, nonché di ulteriori attività di monitoraggio e tutela delle aree marine protette e di pregio quali le Secche di Tor Paterno e le Isole Pontine (Ventotene, Santo Stefano, Ponza, Zannone e Palmarola) interessate dalla presenza di notevole biodiversità.