L’Italia che riparte s’interroga sui rischi da evitare per alimentare nuovi contagi. Dal 18 maggio il Paese ha ripreso a camminare sulle proprie gambe, seppur molto fragili. La quasi totalità delle attività ha riaperto le serrande, l’autocertificazione è finita nel fondo del comodino, la parola libertà inizia a fare di nuovo meno paura.
Non per questo però bisogna prendere sotto gamba il problema ancora tristemente presente e pronto a far capolino con nuova energia. Per questo ci si chiede quali possano essere i gesti comuni a cui eravamo abituati da accantonare per un po’. Con il caldo che si avvicina ci si chiede se convenga accendere o meno condizionatori e ventilatori. Se questi strumenti possano in qualche modo favorire il diffondersi del virus. Alcuni esperti hanno risposto in merito, anche se mancano ancora evidenze scientifiche per giungere ad una conclusione affidabile e certa.
Ventilatori, accesi con prudenza
In molti si stanno interrogando, in vista dell’arrivo dell’afa estiva, quali problematiche (e se sussistono), possano provocare condizionatori e ventilatori. Se per quanto riguarda l’aria condizionata si fa appello ad un dosaggio non esagerato, il discorso cambia per i ventilatori, che secondo il parere di alcuni esperti, potrebbero facilitare la diffusione del coronavirus.
È notizia nota, ormai, che sia il droplet, ossia le goccioline scaturite da tosse e starnuti, una delle maggiori cause di infezione. E queste goccioline potrebbero essere sospinte nell’aria con l’ausilio del ventilatore. L’invito è quindi quello di utilizzarli con parsimonia, come ha suggerito Massimo Andreoni, direttore scientifico della Società italiana malattie infettive, nel corso di una puntata di ‘Agorà’, su Rai3: “Più dell’aria condizionata bisogna stare attenti alla ventilazione che può veicolare le particelle volatili del virus oltre il metro e mezzo. Quindi meglio distanziare al massimo questo tipo di strumenti”, ha dichiarato l’esperto.