Lunghe code di persone in attesa di ricevere gratuitamente prodotti alimentari, record nel numero delle richieste dei sussidi di disoccupazione, milioni di famiglie che non riescono più a sostenere le spese degli affitti. È solo una superficiale istantanea degli effetti che la pandemia da Covid-19 sta causando al sistema economico di uno dei Paesi più moderni e sviluppati al mondo: gli Stati Uniti d’America. L’epicentro dei simboli e della cultura, che più di tutti ha modificato e plasmato i valori delle società occidentali dal dopoguerra, oggi ansima sotto i colpi di un nemico impercettibile, invisibile, che rischia di far crollare come castelli di sabbia convinzioni e sistemi economici e sociali consolidati da tempo.
I dati, ripresi dall’agenzia di stampa americana Associated Press, parlano da soli: oltre 6,6 milioni di nuovi disoccupati solo la scorsa settimana, che si aggiungono ai 6.9 di quella precedente e ai 3.3 dei primi sette giorni di lockdown. Per un totale di 16.8 milioni di nuovi disoccupati. Numeri impressionanti che non si registravano dal 1948.
Dopo la crisi finanziaria del 2007 passarono circa dieci mesi affinché le richieste di sussidio di disoccupazione toccassero i livelli raggiunti oggi in meno di quattro settimane.
Numeri che si mescolano a quelli ancora più impressionanti se si analizza la situazione su scala globale: secondo l’Organizzazione internazionale del lavoro nel secondo trimestre potrebbero saltare 195 milioni di posti di lavoro a tempo pieno e si prevedono a fine anno 25 milioni disoccupati in più rispetto al 2019.
Solo negli States il tasso di disoccupazione a fine aprile potrebbe toccare il 15%, percentuale che, si legge sul Sole 24 ore, “non si ricorda a memoria di analista”.
Il grande problema è che queste cifre potrebbero crescere ancora. Stando alle previsioni della Federal Reserve, la banca centrale degli Stati Uniti, i posti di lavoro a rischio sono 47 milioni e il tasso di disoccupazione potrebbe sfondare la soglia del 20%.
La pandemia ha cancellato in questo trimestre quasi un terzo della produzione economica statunitense e, dopo la chiusura del Wyoming di tre giorni giorni fa, tutti i cinquanta Stati hanno dichiarato lo stato di calamità e chiuso le attività non essenziali.
La Federal Reserve per ora ha messo a disposizione 2300 miliardi di dollari attraverso prestiti alle piccole e medie imprese e piani finanziari senza precedenti. Gli economisti sono invece a lavoro per fare una stima sulla gravità e sulla durata dei danni. Emblematica la frase pronunciata da Beth Ann Bovino, capo economista di S&P Global Ratings: “Dobbiamo buttare i nostri libri di testo”.
Mario Bonito