“Mai avrei pensato di dover vivere un incubo del genere. Questo è stato sempre un paese tranquillo, allegro. Vedere dalla finestra questo continuo via-vai di ambulanze è surreale”. La voce rotta dalla commozione, e forse anche dalla paura, Barbara, due figli e un marito, Antonio – ‘costretto’ comunque a muoversi per lavoro – racconta il suo incubo.
Uno storico e tranquillo borgo medievale
In realtà qui la paura era presente già da qualche settimana. In questo bellissimo paese della Sabina, a una manciata di chilometri dalla Capitale, sul quale svetta l’antico Castello Orsini (location tra l’altro dello sceneggiato tv ‘La Baronessa di Carini’), a dispetto dei boschi rigogliosi e delle verdi montagne, ormai la principale fonte di reddito risiede esclusivamente nella pendolarità, dunque per chi ‘viaggia’ ogni giorno, la paura del contagio era già un’inevitabile incognita.
Il focolaio, partito dalla casa di riposo
Poi, la funesta notizia dei ‘cluster’ delle case di riposo (come nel caso di Fondi), ed un dubbio nascente; proprio qui, a Nerola, ha sede la casa di riposo Santissima Maria Immacolata, che da lavoro a diverse persone del posto e dei paesi vicini. Sono bastati una manciata di giorni e, ad una velocità impressionante, si è palesato lo spettro dei contagi, Prima 2, 5, 7, e via crescendo, fino ad arrivare a 72. Ormai era troppo tardi: 16 operatori e ben 56 residenti della casa d riposo (7 sono addirittura morti), hanno presentato tamponi positivi.
“La scoperta grazie ai dubbi del direttore”
“Con esattezza nessuno sa in realtà come è iniziata – testimonia ancora Barbara – si parla, ma sono supposizioni, di una paziente portata qui da Rieti. Poi, una sequenza di morti, 5 ma, essendo una struttura con persone molto anziane, inizialmente si è pensato che fosse normale. Fortuna che il direttore non era convinto – aggiunge ancora la residente di Nerola – ed ha deciso di far fare un tampone, da lì si è scoperto il contagio”.
E’ così venuto fuori che l’incidenza dei contagiati è ‘almeno’ pari al 13,3 per mille abitanti. Considerando che qui sono poco più di 1.500 anime, è comprensibilmente scoppiato il panico.
Il rischio di diventare la Codogno della Sabina
Per quanto già grave, la situazione se non rivelata avrebbe rischiato di prodursi in una spaventosa pandemia, anche se per Nerola, lo spauracchio di divenire ‘la Codogno della Sabina’ non è poi un’ipotesi così remota. “Pensa a tutte quelle persone che lavoravano all’interno della casa di riposo: gente che abita e vive qui e nei paesi vicini. Persone amiche, che frequentano il bar, il paese, ora siamo tutti terrorizzati”, ammette Barbara.
Scattato il blocco: Nerola è irraggiungibile
Informata della gravità della situazione, la Regione Lazio, dopo averne discusso col prefetto ed il sindaco, ed il comitato tecnico scientifico del Dipartimento della Protezione civile nazionale, ha immediatamente emesso un’ordinanza, fino all’8 aprile (ovviamente da rivedere), che prevede la chiusura totale del paese, con l’esercito schierato in ogni strada: nessuno può entrare od uscire. Ora, quando dalla Salaria si gira per Borgo Quinzio, ci si ferma al comune di Acquaviva di Nerola, proseguire è impossibile. Un blocco che in qualche modo incide anche sui comuni di Montorio Romano, e più in alto (nel cuore dei Lucretili), di Monteflavio dove, per spostarsi, non resta altro che affidarsi alla vecchia strada che scende ripidamente verso Moricone, dalla parte opposta.
“E’ zona rossa ma i tamponi non sono per tutti”
“E’ tutto bloccato, non si passa”, testimoni ancora Barbara, spiegando che è consentito uscire solo per la spesa, ma soltanto uno per nucleo famigliare”.
Vi hanno fornito materiale, vi hanno dato qualcosa, le mascherine?- “No, nulla – replica Barbara – Abbiamo le nostre d mascherine, che una sarta del paese sta realizzando per tutti”.
Vi hanno detto se sarete sottoposti al tampone?- “No al momento, pur essendo zona rossa, hanno detto che i tamponi verranno fatti soltanto a quanti lamentano delle sintomatologie. In realtà stamattina siamo andati per provare a farli e c’era una fila assurda, poi sono finiti. Sembra che domani ne arrivino altri 50…”
La vicesindaco: “tutto fermo fino all’8 aprile”
Come ha riferito Elena Trecciola, vicesindaco di Nerola, commentando l’essere considerati (frazioni comprese), zona rossa, impressiona, am, ribadisce, “Nessuno può entrare né uscire. E’ una misura presa per l’incolumità di tutti i concittadini e delle zone limitrofe. La decisione, presa in accordo con la Regione, l’assessore D’Amato e la Asl, è stata di chiudere il territorio istituendo zona rossa fino all’8 aprile – aggiunge la vicesindaco – Al di fuori delle situazioni di emergenza, non si entra e non si esce dal paese – prosegue – ci sono punti di controllo con forze dell’ordine ed esercito“. Intanto esercito e Protezione Civile hanno allestito un campo tenda ai piedi del Paese e, proprio in queste ore, la Asl sta effettuando i tamponi su tutti gli abitanti del Pese., come conferma ancora la Trecciola: “Si stanno facendo tamponi alle persone più vicine agli ospiti della casa di riposo e a tutti i cittadini che, nelle ultime settimane, possono avere avuto sintomi riconducibili a ipotetico coronavirus. Domani saranno effettuati altri cinquanta tamponi”.
Max