“Sto bene, ne sono fuori e sto aspettando il nullaosta della Asl che certifica la guarigione. Ho fatto il secondo tampone l’altroieri, negativo, e dopo due tamponi negativi dovrebbe essere certificata la guarigione, credo questione di ore. Avevo fatto il vaccino antinfluenzale nel mese di novembre, quindi era improbabile che avessi l’influenza. Poi, bruciore agli occhi e ho perso il sapore del caffè, non lo sentivo più. Poi è arrivata la febbre e dopo il primo giorno e mezzo di febbre è arrivata la tosse che è passata dopo la febbre. Ora, è rimasta la completa perdita di gusto e olfatto. Torneranno, e se non tornano poco male perché quando vedi cosa fa questo virus la perdita di gusto e olfatto sembrano poca cosa”.
E’ la testimonianza del viceministro alla Salute, Pierpaolo Sileri, che ha raccontato a Radio 24 la sua terribile esperienza di malato da coronavirus. Proprio lui, che abbiamo visto correre da una trasmissione all’altra per consigliare il da farsi per prevenire il contagio.
“Non sappiamo quando finirà, rispettiamo le regole”
“Quella dall’emergenza Covid-19 – spiega l’esperto- sarà un’uscita graduale. Tutti noi siamo chiusi in casa e preoccupati, perché non abbiamo nemmeno una data. La verità è che nessuno di noi sa qual è la data della fine di questa situazione, dipenderà da ognuno di noi: più rispettiamo le regole oggi, minore sarà la durata“.
“Urgono i tamponi contro una malattia subdola”
Quindi Sileri, così come sostento da molti suoi colleghi in questi giorni, rilancia il bisogno di effettuare quanti più tamponi possible, ”Il Nord è stato investito da uno tsunami. E’ evidente che devono esserci più risorse per queste aree, che deve esserci più libertà nel fare i tamponi e che più soldi per la ricerca vadano nelle aree in cui vengono trattati più pazienti. Ho sempre difeso la ‘politica dei tamponi’ – ricorda infatti il viceministro – già dall’inizio quando furono fatti nelle aree poi perimetrate. E’ vero che il tampone va fatto al sintomatico, ma questa è una malattia molto subdola, quindi i tamponi devono essere fatti a tutti coloro che hanno sintomi anche lievi e poi a tutti i contatti di coloro che sono risultati positivi. Tutti gli operatori sanitari devono fare il tampone per proteggere se stessi, i pazienti e le loro famiglie”.
“Tamponi ‘sentinella’, per individuare gli asintomatici”
Quindi Sileri suggerisce e sostiene una soluzione sposata da diversi esperti: “Poi, servono i ‘tamponi sentinella’, quelli a pazienti asintomatici che magari si trovano in aree con focolai ampi. Serve un uso maggiore dei tamponi, non a tappeto ma intelligente. Più laboratori devono fare i tamponi. Io rimango basito quando sento che tutto deve essere certificato ‘da quel laboratorio’. Sul territorio nazionale abbiamo decine e decine di università, decine e decine di ospedali qualificati e strutture che sono eccellenze a livello internazionale – rimarca ancora il politico – facciamoli certificare anche a loro. Io resto basito quando sento che i tamponi devono muoversi dall’Italia per essere certificati dall’Istituto Superiore di Sanità. Facciamo in modo che l’istituto autorizzi anche laboratori periferici ed evitiamo così anche spreco di denaro. Questa cosa l’ho già detta più di una volta“.
“Occhio ai casi di rientro, i focolai sparsi nel Paese”
“E’ vero che ora ci troviamo verso un possibile calo del numero dei contagiati assoluti giornalieri, il problema però sarà successivo, quando potremo avere dei casi di rientro. Cioè quando il numero dei contagi sarà sì più basso, ma è evidente che avremo dei focolai sparsi in Italia e lì sarà necessario anche il controllo tecnologico per perimetrare le azioni di contenimento”.
Max