Per fare innovation management e ottenere successo, non si può fare a meno degli innovation tool. Un esempio è rappresentato dai programmi di accelerazione e di incubazione, il cui scopo consiste nel monitorare l’ecosistema delle start up, in modo che sia possibile sondare le dinamiche che le caratterizzano. In genere tali iniziative si basano su un supporto finanziario, vale a dire un incentivo o un premio, ma anche sulla messa a disposizione dei network di contatti, dei sistemi produttivi e dei dati: insomma, tutto ciò che serve per sostenere la crescita aziendale.
I tour dell’innovazione
Un’altra pratica che si va diffondendo sempre di più consiste nell’organizzazione di tour di innovazione, nel corso dei quali le località dell’innovazione (il caso più classico è quello della Silicon Valley) vengono visitati da gruppi di manager, alla scoperta delle aziende più innovative di cui vogliono indagare la struttura. Non di rado tali tour coinvolgono anche istituzioni accademiche o agenzie governative. Le imprese, dal canto loro, rendono disponibili dei tour guidati veri e propri, ma organizzano anche presentazioni e conferenze che permettono di incontrare partner potenziali.
Gli acceleratori esterni
Le aziende possono scegliere di collaborare con un acceleratore di terze parti, così da capire più da vicino le dinamiche che contraddistinguono la crescita delle start up e apprenderle in modo efficace. Rispetto all’accelerazione e all’incubazione interna, si tratta di una iniziativa più semplice, dal momento che gli acceleratori esterni possono contare su risorse dedicate e su contatti importanti. La necessità di un innovation manager in questo caso consiste nello strutturare un efficace monitoraggio di tutte le iniziative: si parla, infatti, di uno strumento in partnership, per effetto del quale è possibile comunicare internamente quali sono le opportunità e i risultati per le specifiche aree di business.
Gli innovation manager
Il primo approccio che si può seguire lungo la strada verso l’innovazione, comunque, può essere rappresentato dalla nomina di un innovation manager, che può essere interno o provenire da fuori. Nel caso in cui si opti per una scelta interna, in genere si fa riferimento a figure professionali che provengono dal settore marketing e tecnologia; viceversa, quando si punta su una risorsa esterna, lo scopo è quello di generare una rottura rispetto al passato, e quindi si fa affidamento su un professionista distante dal settore e dalla cultura aziendale.
Come si diventa innovation manager
Per diventare innovation manager si può seguire l’Executive Master in Technology Innovation Management di Bologna Business School. Si tratta di un percorso formativo che approfondisce argomenti correlati all’identificazione delle fonti di idee nuove e alla definizione delle strategie tecnologiche. I corsisti hanno la possibilità di esaminare dal punto di vista strategico la robotica, l’Internet of Things, l’intelligenza artificiale e tutti gli altri trend delle tecnologie Industry 4.0 più all’avanguardia. Sono oggetto di studio, poi, la protezione del valore generato dall’innovazione, il design thinking, l’organizzazione dello sviluppo di nuovi prodotti, l’ottimizzazione della composizione del portafoglio progetti e l’analisi delle esigenze e delle aspettative dei clienti nell’ottica dell’ideazione di servizi e prodotti nuovi.
Le altre risorse
Nel novero delle altre opportunità che è possibile cogliere per innovare ci sono le innovation room e le partnership tecnologiche con i centri di ricerca. Le prime non sono altro che spazi fisici o veri e propri laboratori che sono dedicati in modo specifico alle tecnologie: servono a favorire lo sviluppo di idee nuove. Le seconde, invece, mettono a disposizione delle aziende i talenti delle università, i quali a loro volta possono contare su nuove risorse economiche. Per altro, un investimento in un progetto accademico ha riflessi positivi anche dal punto di vista della reputazione.