“Siamo lieti di vedere un ulteriore miglioramento. ma sinceramente speravamo in qualcosa di più. Il rallentamento è dovuto a diversi problemi che il nostro Paese si trascina da sempre senza riuscire a risolverli“. Attenzione però: “come dimostrano i recenti fatti di cronaca, da Foggia alle Madonie, da Reggio Calabria a Reggio Emilia, la criminalità organizzata ancora spadroneggia nel nostro Paese, preferendo spesso l’arma della corruzione che oggi ha assunto forme nuove, sempre più difficili da identificare e contrastare efficacemente“.
Dunque da un lato c’è da che esultare apprendendo i dati emersi dall’ultimo report redatto da Transparency International, ed intitolato al livello di corruzione nel mondo.
Gli appalti pubblici, un tema ancora ‘vivo’
Tuttavia però, fa notare il presidente ‘italiano’ Virginio Carnevali, è la regolamentazione del lobbying e dei conflitti di interesse: “Da anni sentiamo parlare di leggi che dovrebbero finalmente porre un freno e delle regole a due questioni fondamentali nella lotta alla corruzione, ma ancora il Parlamento tace. Solo tante promesse e audizioni che ancora non si sono trasformate in atti concreti. Non è certo un buon esempio di trasparenza la recente abolizione degli obblighi di comunicazione dei redditi e dei patrimoni dei dirigenti pubblici attuata dall’ultima legge finanziaria”.
Non ultima cosa poi, spiegano ancora dalla sezione italica dell’associazione internazionale, “dobbiamo menzionare per importanza anche il tema degli appalti pubblici, oggetto di attenzione di funzionari e imprenditori corrotti: un codice più efficace e un maggior coinvolgimento della società civile nelle attività di monitoraggio non potrebbero che giovare alle finanze pubbliche. Questi sono solo alcuni dei temi che Transparency International Italia da anni cerca di portare nell’agenda politica nazionale, per far scrollare di dosso all’Italia la nomea di ‘Paese corrotto’“.
Noi siamo al 51esimo posto, la Germania all’80esimo
Veniamo al report. Come dicevamo è vero che rispetto al 2012 il nostro paese ha ‘guadagnato’ ben 12 punti ma, rispetto allo scorso anno, soltanto uno. Ed è già qualcosa. E’ poi altrettanto vero che, con il commercio fermo, l’edilizia al palo ed il commercio in caduta libera, non ci sono in realtà tante occasioni o motivazioni da poter indurre a dover corrompere. Ad ogni modo, con un punteggio di 53 punti su 100, al momento teniamoci stretto questo 51esimo posto nel mondo. Anche perché scendendo ancora, fino a giungere alla fine, troviamo paesi come Somalia e Sud Sudan. E in cima alla classifica chi c’è? Beh, manco a dirlo: i paesi nordici come la Danimarca e la Nuova Zelanda, dove la corruzione è ‘un’arte’ lontanissima, una cultura del vivere per loro – giustamente – fuori ogni logica. Da annotare anche l’ottima ‘performance’ di paesi come Finlandia e Svezia, dove il malaffare non trova partner ideali. All’opposto invece, rimanendo sulla ‘sponda occidentale’, malissimo Bulgaria, Romania e Ungheria, che troviamo nelle ultime tre posizioni della classifica continentale.
Se ‘letta’ nell’ambito del G20 invece, la corruzione segna la stabilità – come nel 2018 – della Germania (80ma), e della Russia (28) con gli Stati Uniti che perdono invece 2 punti scendendo al 71esimo posto. Infine, tra i paesi che si distinguono negli opposti, da segnalare l’ottima performance della Spagna (che guadagna ben 4 posizioni) e della Grecia (+3), mentre va male a Canada (-4), Francia e Regno Unito (-3).
Max