“Bene. Anche se la salvaguardia del potere d’acquisto dipende dal raffreddamento dei prezzi, si tratta di un’ottima notizia, che si accompagna a quella positiva di un rialzo del reddito disponibile delle famiglie. Purtroppo, per quanto riguarda invece la spesa delle famiglie per i consumi finali, siamo ancora al palo, fermi al +1,1% su base annua già registrato nel primo trimestre e nel secondo trimestre, in calo rispetto al 2018, quando ad esempio nel terzo trimestre il rialzo era stato dell’1,8%”. Così il presidente dell’Unione Nazionale Consumatori, Massimiliano Dona, commentando gli esiti del puntuale monitoraggio che l’Istat riserva alla nostra situazione economica, ‘qualcosa sembrerebbe essersi mosso’ ma, intendiamoci, sempre nell’ambito di un quadro generale davvero poco incoraggiante.
Codacons: “Sono dati che crescono solo su carta”
Ne è riprova quanto affermato dal Codacons, secondo cui “i dati Istat rappresentano solo una illusione ottica e non corrispondono in alcun modo ad un reale arricchimento delle famiglie. Reddito e potere d’acquisto degli italiani crescono solo sulla carta e solo grazie ai prezzi al dettaglio bloccati, con l’inflazione che da mesi appare ferma – ha infatti tuonato il presidente Carlo Rienzi – I consumi invece crescono appena del +0,4% rispetto al trimestre precedente, un dato decisamente deludente. La situazione del potere d’acquisto delle famiglie potrebbe però subire modifiche nei prossimi mesi, a causa del caro-benzina che rischia di determinare una ondata di rincari dei prezzi al dettaglio in tutti i settori. La strada per recuperare il gap con il passato – ha quindi osservato il presidente dei consumatori – è ancora molto lunga. Basti pensare che tra il 2008 e il 2018, la capacità di spesa dei consumatori ha subito una drastica riduzione, accentuata nel periodo della crisi economica, e il saldo ad oggi risulta ancora negativo, con una perdita complessiva del potere d’acquisto delle famiglie del -6,6% in 10 anni“.
Le famiglie risparmiano sempre meno…
Entrando nello specifico dei numeri, come detto, il dato che salta agli occhi è che, in termini di consumo, rispetto al precedente, in questo terzo trimestre sarebbe cresciuto dello 0,3% il reddito disponibile delle famiglie, con i consumi a +0,4%. Ragionando quindi in termini matematici (la statistica per ovvi motivi ‘spalma’ nel tracciare una media), ne deriva che nelle famiglie la propensione al risparmio sarebbe perciò diminuita di 0,1 punti percentuali, toccando l’8,9%. Certo una domanda da farsi è quanto meno ‘doverosa’: perché di risparmia meno? Forse perché girano sempre meno soldi e quei pochi che ci sono occorrono per campare?
Più in generale, si denota ad esempio come, sempre nel terzo trimestre 2019, in rapporto al Pil l’indebitamento netto della Pa (Pubblica amministrazioni) sia stato pari all’1,8%, quindi invariato rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. Quindi, quello che viene comunemente definito ‘indebitamento al netto degli interessi passivi’ (il saldo primario) è stato segnato come positivo, in virtù dell’incidenza sul Pil dell’1,6% (lo scorso anno era stato dell’1,9%).
In tal senso ‘pesa’ anche la diminuzione della pressione fiscale, a -0,1%. Se infatti nello stesso periodo della scorso anno la pressione era al 40,4% del Pil, ora ha toccato il 40,3%.
Più spese a Natale: effetto tredicesima?
In tutto ciò, misurata a dicembre, nell’inquadrare il senso delle stime preliminari, per il Nic (l’intera collettività), al lordo dei tabacchi, l’indice nazionale dei prezzi al consumo ha registrato un aumento dello 0,2% su base mensile mentre, su base annua, dello 0,5%.
Nello scorso dicembre, è stato così rilevato che, il ‘carrello della spesa’ (che contempla i beni alimentari, la cura della casa, e della persona), ha registrato su base annua un aumento dello 0,8%. Anche qui urge una domanda logica: premesso che ‘nel carrello’ vi è il ‘necessario’ (e quindi nessuna ‘sciuperia’), viene piuttosto da pensare che, in occasione della tredicesima qualcuno si è finalmente potuto permette ‘il lusso’ di acquistare qualcosina in più!
Max