Torna dopo un mese di stop dovuto alla lunga squalifica ed è pronto a riprendere da dove aveva interrotto: stupendo tutto. Franck Ribery è tornato, ha voglia di giocare. Ha rabbia in corpo per la squalifica che considera ingiusta e avrà sicuramente il desiderio di confluire in campo la sua foga agonistica: “Sappiamo di non avere una squadra da primi posti, ma dobbiamo sempre uscire dal campo felici per la vittoria ma anche arrabbiati per la sconfitta – ha detto il francese in un’intervista rilasciata al Corriere dello Sport – E’ il messaggio che passo ai più giovani. Non amo aprire bocca quando ho poco da dire, ma vista l’esperienza che ho accumulato ogni tanto provo a trasmettere qualcosa al gruppo”.
Si è imposto col tempo Ribery, dove aver ripreso una forma adeguata per poter dare una mano alla squadra: “Nelle prime settimane sono stato in silenzio perché ero arrivato tardi, niente preparazione. Ho aspettato di recuperare una condizione buona per dare una mano alla squadra. Perché la Fiorentina? Non so vivere senza la pressione e la tensione della vigilia, senza il trasferimento in pullman, lo spogliatoio prima di una partita importante. Il calcio vero”.
“Vi racconto le mie fortune”
Ribery si è guadagnato tutto sul campo con sudore e sacrificio, ma ringrazia due eventi che glki hanno pemresso di realizzare tutto questo: “Quando raccontai a mia moglie che era arrivata anche la proposta dalla Fiorentina, lei mi disse: “Ti conosco da vent’anni, so tutto di te, so che hai bisogno degli stimoli giusti e che il denaro arriva dopo”… Ho avuto due grandi fortune: incontrare Wahiba e far parte della Francia del 2006, Zidane e Thuram, Abidal e Vieira, Henry, Trezeguet, Makelele. Una squadra irripetibile. Otto anni prima ero sceso in strada per festeggiare il Mondiale vinto, e otto anni dopo facevo parte della Nazionale. Sembravo un bambino finito dentro un sogno”.
Sulla squalifica: “Domenica rientro dopo le tre giornate di squalifica? Sì, ma avrei dovuto evitare quella reazione, mi sono scusato ma non mi è bastato. Una tristezza infinita. L’istinto, la tensione della partita hanno prevalso sull’esperienza. Male, molto male. Con gli arbitri non ho mai avuto grossi contrasti”.
“Dribbling? La mia religione in campo. Verticale e orizzontale, traiettoria e punto fermo. Mi accendo ma non mi spengo. Dribblare l’avversario, in qualche modo provocarlo mi è sempre piaciuto. Il dribbling insistito, poi, è qualcosa che ho sempre avuto dentro. Uno contro uno, uno contro due e anche contro tre. E se perdo la palla mi piace tentare di recuperarla e ripartire. Questo per me è il calcio, è la mia libertà. Una libertà che gli allenatori mi hanno sempre concesso. Chiesa? Federico lo vedo più centrocampista esterno che punta. Ha grandi doti, deve soltanto pensare a giocare, a lavorare, a crescere. E’ un tipo abbastanza chiuso, ma sa ascoltare”, ha concluso Ribery.