Home POLITICA POLITICA ITALIANA Nasce ‘Azione’, Calenda: “L’Italia è più forte di chi la vuole debole”

Nasce ‘Azione’, Calenda: “L’Italia è più forte di chi la vuole debole”

CARLO CALENDA POLITICO PD

Siamo di centrosinistra e siamo riformisti. Ora basta! L’Italia è più forte di chi la vuole debole. Entra in #Azione, leggi il manifesto e iscriviti”. Detto fatto. Come preannunciato Carlo Calenda è passato ai fatti e stamane, attraverso Twitter, ha pubblicamente lanciato il suo movimento e la conseguente campagna di adesione. Calenda ha però subito tenuto a precisare che non si tratta di “un partito personale. È un partito, con uno Statuto e a giugno ci sarà il primo congresso. Del movimento avrà gli obiettivi”. Un partito che si colloca nel campo del centrosinistra”.

“Pd e Italia Viva sono riformisti rammolliti”

Del resto, spiega, Pd e Italia Viva sono riformisti rammolliti perché hanno paura, sono succubi e tradiscono i loro valori. I riformisti vincono se esprimono un’azione forte come con il governo Renzi che oggi viene tradito proprio da Renzi con la fallimentare alleanza con M5S“. D’altronde, spieg ancora l’ex ministro, “Renzi è pienamente dentro l’alleanza con il M5S. Vota i provvedimenti del M5S, e il fatto che la mattina li voti e il pomeriggio dica che li ha votati per sbaglio non cambia le cose. Sono molte le cose che mi distinguono da Renzi, mai avrei votato per l’abolizione dello scudo penale su Ilva che Renzi aveva messo, creando ora un enorme disastro. Mai avrei dato fiducia a questo governo. Con questo governo si sono realizzate tutte le cose peggiori che avevamo previsto. Fi è andata nella coalizione nella Lega. Il Pd, indebolito dalla scissione di Renzi, è completamente afono su qualsiasi cosa, non riesce a tenere il punto su nulla. Prendiamo lo Ius culturae: il Pd ha detto ‘non insistiamo’, il che vuol dire non lo facciamo”. Come ha già avuto modo di dire nelle scorse settimane, con questo nuovo movimento “daremo una mano a una Bonaccini se non farà un’alleanza con il M5S. Noi con il M5S non facciamo alleanze, perché li consideriamo il male di questo Paese, come Salvini“.

Scuola, Sanità e Sicurezza-Giustizia per ripartire

Poi Calenda è passato ad analizzare diverse tematiche che ci circondano, verso le quali non abbiamo ancora avuto il giusto slancio costruttivo: “Siamo diventati una nazione profondamente ingiusta: con i giovani, con le donne, con le persone bisognose di assistenza, con chi vive al Sud, con chi vuole svolgere la sua attività libero da eccessivi impedimenti burocratici. Molte di queste ingiustizie derivano dall’incapacità dello Stato di svolgere efficacemente la sua azione, altre dal malcostume alimentato da troppi pessimi esempi“. Ed ancora: “L’Italia non è in sicurezza. Non lo è a causa dell’alto debito, dello sperpero di denaro pubblico, dell’incompetenza e della mancanza di consapevolezza e responsabilità. E non è solo colpa della politica. I nostri rappresentanti ce li scegliamo. Nessuno di noi assumerebbe uno degli attuali leader politici per gestire la sua attività. Eppure gli affidiamo lo Stato, perché non lo sentiamo nostro fino in fondo”. Ecco perché oggi “I mali che affliggono l’Italia e l’Occidente sono le fratture tra progresso e società, tecnica e uomo, libertà e conoscenza, crescita e sostenibilità, mercato e giustizia sociale. Fratture che non si ricompongono fermando il progresso o limitando la libertà, ma investendo sulla conoscenza e sulla società, restituendo un “senso” e una direzione all’azione dell’uomo e un ruolo preciso allo Stato nell’accompagnamento delle trasformazioni”. E dunque secondo Calenda urge ripartire dalle basi perché, spiega, “Lo Stato va prima di tutto rafforzato nelle sue funzioni fondamentali: Scuola, Sanità e Sicurezza-Giustizia dove l’Italia investe oggi molto meno degli altri Paesi europei. Tempo pieno in tutte le scuole, avvio dei giovani alla lettura, alle lingue e allo sport, assunzione di medici e infermieri, assistenza gli anziani e ai malati, presidio del territorio e intransigente rispetto della legalità senza sconfinare nel giustizialismo: queste sono le priorità immediate. Dobbiamo essere consapevoli che un Paese con un tasso di analfabetismo funzionale doppio rispetto agli altri Paesi avanzati, e dove un giovane su due non legge un libro, prepara una generazione perduta. La scuola non è un bacino occupazionale ma il presidio democratico, culturale e civile per formare e liberare gli uomini ed educarli al rispetto dello Stato e della comunità. Uno Stato forte non è quello che nazionalizza le imprese, ma quello che istruisce i cittadini e li prepara ad affrontare le sfide di una società libera e di un’economia fondata sulla concorrenza e sulla sostenibilità. Uno Stato forte è capace di sedersi con autorevolezza, e senza complessi di inferiorità – nascosti dietro inutili diktat – con i partner europei per costruire un’Unione Europea sempre più stretta. L’Europa oggi non funziona perché è l’Europa delle nazioni e non quella delle istituzioni comuni. La costruzione dell’Europa federale e il rafforzamento del rapporto con le grandi democrazie occidentali, devono ridiventare i due punti cardinali della politica estera italiana”.

‘Azione’ sarà investire, proteggere e liberare

Quindi l’ex ministro, patendo dalla base del suo manifesto, spiega che la politica economica di ‘AZIONE’ “sarà fondata su tre pilastri: investire, proteggere e liberare. Investire per affrontare le trasformazioni digitali e ambientali giocando in attacco; proteggere quando le distorsioni del mercato e la velocità delle trasformazioni danneggiano i lavoratori e i cittadini; liberare ciascun individuo dal bisogno contingente, dall’ignoranza e da vincoli inutili, perché possa realizzare tutto il proprio potenziale. L’urgente e necessaria rivoluzione ambientale va trattata seriamente. Trasformare l’economia e la società da un modello di sviluppo fondato sul consumo a uno basato sulla sostenibilità e la dignità della persona, è una straordinaria sfida per una nuova stagione di crescita, non la scusa per imboccare la strada della ‘decrescita (in)felice’. L’Italia può contare su molti punti di forza culturali, sociali ed economici. Per liberarne le energie serve una classe dirigente capace innanzitutto di gestire la cosa pubblica. Il nostro dibattito politico è concentrato su riforme che non riformano e rivoluzioni che non arrivano, mentre il “buongoverno” rimane da 50 anni la priorità disattesa di questo Paese. La classe dirigente di cui abbiamo bisogno è formata da persone che si sono misurate con il cambiamento dando prova di competenza, serietà e coerenza. L’incoerenza e il trasformismo non rappresentano le virtù degli statisti ma il salvagente degli sconfitti. La politica si fonda sulla parola. E se la parola non ha valore, la politica non ha valore. Senza la coerenza viene meno la fiducia che consente a un Governo di implementare un programma di lungo respiro. Se non ci fidiamo della politica, chiediamo piccole prebende oggi piuttosto che grandi iniziative per il domani. Questa spirale va spezzata”.

“Sì alla doppia tessera, non vogliamo escludere”

“Pochi credono che sia possibile per un nuovo movimento politico affermarsi e diventare decisivo. Il cinismo è diventato un tratto distintivo del dibattito pubblico italiano. Eppure oggi il voto è sempre meno convinto e sempre più spesso motivato solo dall’odio verso gli avversari. Questo clima è alimentato dai partiti perché rappresenta l’unico modo in cui fallimenti, giravolte e alleanze altrimenti incomprensibili, possono trovare giustificazione. In nessun Paese europeo gli eredi delle grandi culture politiche del ‘900 hanno scelto di allearsi con gli avversari della democrazia liberale, con il pretesto di volerli “costituzionalizzare”. l contrario, spesso si sono uniti per condurre una controffensiva vincente. Questa è la strada giusta. AZIONE diventerà il pilastro di un grande Fronte Repubblicano e Democratico capace di ricacciare populisti e sovranisti ai margini del sistema politico. Per questo consentiremo la doppia tessera. Non vogliamo escludere ma al contrario tenere le porte ben aperte. Il nostro obiettivo non è frammentare ulteriormente il sistema politico, ma lavorare per l’unità e il rinnovamento delle forze liberal democratiche. Sconfiggere l’ignoranza e gestire la paura, governando il cambiamento, è possibile. Dipende solo da noi. Non siamo condannati a scegliere il male minore. L’Italia è più forte di chi la vuole debole. Entriamo in AZIONE!”.

Ecco il testo integrale del manifesto, pubblicato sul sito ‘azione.it’ : “Ora basta! L’Italia è un grande Paese. Siamo l’ottava potenza mondiale, la seconda economia manifatturiera d’Europa, uno dei Paesi fondatori dell’Unione Europea e il luogo di nascita della cultura occidentale. Nessuna maledizione ci condanna a dover scegliere tra i disastri dei populisti e quelli dei sovranisti. AZIONE è il luogo di mobilitazione dell’Italia che lavora, produce, studia e fatica. L’Italia stanca degli scontri inconcludenti tra tifoserie e degli slogan privi di contenuti”. “AZIONE non è un nome casuale o scelto per ragioni di marketing. Le nostre radici culturali e politiche sono quelle del liberalismo sociale e del popolarismo di Sturzo. La necessità di sintesi tra queste grandi culture è oggi ancora più evidente”.
Max