“New York è una splendida città che vanta persone di grande successo, ma nel caso di Trump e di Madoff di grandioso c’è solo l’illusione. Un vero newyorkese li trova imbarazzanti, rappresentano il lato deteriore della città, quello oscuro. Sono orribili entrambi, solo che Trump è presidente. E lo è diventato per colpa di quello stupido reality, The Apprentice. Credo che quel programma possa aver avuto un peso, la gente non aveva molta voglia di chiedersi chi fosse veramente quest’uomo. È aria fritta, chiunque abbia un po’ di buonsenso se ne vergogna. Nel Midwest la gente lo vede e pensa: ‘Ma sì, è uno a posto’. E invece è un cretino! Mai avuto interesse a incontrarlo. È un idiota. Uno che prende il telefono e chiama Forbes per spiegargli che ha un sacco di soldi. La gente è arrivata a votare uno che telefona alle riviste di gossip come se fosse l’ufficio stampa di sé stesso: siamo alla follia! Ha vinto con un margine strettissimo, ma a lui interessa solo una cosa: vincere. Quanto al bene del Paese, non sa che cosa voglia dire”.
Così il grandissimo Robert De Niro, partendo dal finanziere Bernie Madoff che lui ha interpretato in ‘The Wizard of Lies’, per arrivare all’attuale presidente Donald Trump, che lui odia con tutte le sue forze.
L’occasione per ‘sfogarsi’ al grande attore gliel’ha data ‘Vanity Fair’ (dove apparirà in copertina domani), che lo intervistato in occasione dell’uscita dell’atteso ‘The Irishman’, dal 27 anche su Netflix.
Dal mito del neorealismo al debutto con Scorsese
‘The Irishman’, vede per l’ennesima volta il regista Martin Scorsese lavorare con De Niro che, dopo averlo tenuto a battesimo in ‘Mean Streets’, lo ha poi diretto in pellicole cult come ‘Taxi Driver’. In questa nuova avventura l’attore rivive la figura dell’irlandese Frank Sheeran, ‘al servizio’ del boss italoamericano Russell Bufalino (Joe Pesci), che a sua volta lo introduce nell’entourage del sindacalista Jimmy Hoffa (Al Pacino).
L’Irlanda (ricordate ‘Il Cacciatore’?) e l’Italia, due paesi che ricorrono spesso nella vita artistica dell’attore, forse proprio perché la nonna paterna era irlandese, ed il nonno paterno italiano, di origini molisane. E lui non fatica a dichiarare tutto il suo amore nei confronti del nostro Paese che, appena 18enne, ha voluto visitare, soprattutto mosso dai suoi miti cinematografici: “I miei idoli erano Fellini, Antonioni, Pasolini. E Luchino Visconti. Ho adorato ‘Rocco e i suoi fratelli’, un grandissimo film. Una volta, a Roma, ho incontrato Renato Salvatori e mi sono avvicinato per salutarlo“. Non a caso poi negli anni, artisticamente è maturato grazie ai registi italiani con i quali ha lavorato: da Bernardo Bertolucci a Sergio Leone, passando per Giovanni Veronesi. “L’italiano è una lingua che mi piace molto e che vorrei conoscere meglio – confida l’attore a ‘Vanity Fair’ – Quello che so l’ho imparato girando film in Italia, soprattutto ‘Manuale d’amore 3’ di Veronesi. Io parlavo un italiano tutto mio, da americano, naturalmente. Lavorare a quella sceneggiatura mi ha permesso di entrare in contatto profondo con l’italiano, di ‘sentire’ la lingua allo stesso modo in cui sento l’inglese”.
“Per il dopo Trump ho ancora più paura”
Dicevamo in apertura del suo ‘odio’ nei confronti dell’attuale presidente Usa. Basta un nulla e De Niro ‘parte’: “Viviamo tempi strani, e l’imbecille qui in America di certo non aiuta… Io preferisco non chiamarlo neppure ‘presidente’, perché non è in grado di farlo, non ha alcun titolo. È un buffone. Se verrà rieletto diventerà davvero pericoloso, perché a quel punto non avrà più freni. Darà la grazia a chi vuole, se la darà da solo. All’inizio pensavo avesse un minimo di buonsenso, uno straccio di nozione morale. E invece no, è totalmente amorale, non possiede una bilancia etica. Trump è un pericolo per questo Paese e per il mondo. Lo dimostra ogni giorno. Quando è stato eletto ho pensato ‘Devi dargli il beneficio del dubbio’, ma è stato solo peggio di quanto potessi immaginare. Deve essere umiliato, demolito da qualcuno che abbia potere. Quelli che lui sembra rispettare devono contrastarlo e inchiodarlo alle assurdità che dice, affrontarlo nei dibattiti. Non perdonargliene una. E rimetterlo al suo posto”.
Tuttavia, pur sperando che il Tycoon se ne vada quanto prima, De Niro non prevede nulla di buono anche ‘per il dopo’: “L’aspetto più interessante di Madoff, per me, è il modo in cui è riuscito a costruirsi una reputazione, un’aura quasi mistica, quel tipo di credibilità che poi rappresenta la truffa definitiva. A lui riusciva. Quello che mi preoccupa, di uno come Trump, è che tra due o tre generazioni ci ritroveremo uno come lui ma ben più sveglio. Uno a cui riusciranno entrambe le cose, la truffa di Madoff e l’empatia con il popolo, e allora sì che ci sarà da aver paura“.
Max