“Pur dando atto al Governo di aver avviato, ora, un confronto con gli attori interessati, si evidenzia che la plastic tax: danneggia pesantemente un intero settore produttivo, che è il secondo in Europa, con effetti negativi anche per la chimica e per i comparti industriali utilizzatori di imballaggi (ad esempio alimentare e delle bevande); rappresenta una sorta di doppia imposizione, dunque ingiustificata sia sotto il profilo ambientale che economico-sociale, in quanto le imprese già oggi pagano il contributo ambientale Conai per la raccolta e il riciclo degli imballaggi in plastica; determina un aumento medio pari al 10% del prezzo di prodotti di larghissimo consumo, contribuendo a indebolire la domanda interna; ha un impatto sulla spesa delle famiglie stimabile in circa 109 euro annui”.
Davanti alle Commissioni Bilancio della Camera, riferendo in merito alla legge di Bilancio, il direttore generale di Confindustria, Marcella Panucci, ha evidenziato che a suo avviso ‘la tanto agognata’ plastic tax “non comporta benefici ambientali, penalizza i prodotti e non i comportamenti e rappresenta unicamente una leva per rastrellare risorse (circa 1,1 miliardi nel 2020, 1,8 nel 2021 e 1,5 nel 2022)”.
“La manovra rischia di non incidere sulla stagnazione dell’economia”
Questo perché, ha aggiunto ancora la Panucci, all’interno della manovra vi sono “alcuni interventi positivi ma – tiene ad osservare – è nel complesso insufficiente rispetto alle esigenze del Paese e rischia di non incidere in modo efficace sulla situazione di sostanziale stagnazione dell’economia. Prima ancora delle singole criticità, la manovra non traccia un disegno di politica economica capace di invertire la tendenza negativa delle aspettative degli imprenditori e dei potenziali investitori, nazionali ed esteri. Anzi – ha aggiunto ancora il dg di Confindustria – in alcuni casi, produce un effetto opposto. Senza migliori aspettative, è difficile immaginare un’accelerazione degli investimenti privati e, senza quest’ultima, qualsiasi ripresa sarebbe comunque effimera“.
Dunque, ha infine concluso l’esperta, “Al di là di alcune importanti misure di sostegno alle imprese (per esempio Industria 4.0; incentivi ristrutturazioni ed efficienza energetica; credito d’imposta Sud) e della disattivazione delle clausole di salvaguardia, manca una visione di politica economica coerente con gli obiettivi auspicati dal mondo produttivo“.
Max