1) Juventus: 32
2) Inter: 31
3) Lazio: 24
4) Cagliari: 24
5) Atalanta: 22
6) Roma: 22
7) Napoli: 19
8) Parma: 17
9) Fiorentina: 16
10) Hellas Verona: 15
11) Torino: 14
12) Udinese: 14
13) Sassuolo: 13 (una partita in meno)
14) Milan: 13
15) Bologna: 12
16) Lecce: 10
17) Genoa: 9
18) Sampdoria: 9
19) Spal: 8
20) Brescia: 7
Dybala castiga un Milan finalmente da applausi
Mentre scriviamo rispetto alla XII giornata di campionato, Juventus e Milan hanno appena finito di giocare gli ultimi minuti (4, di recupero), di quello un tempo definito per antonomasia ‘il derby d’Italia’. Ciascuna delle due squadre hanno attraversato il tunnel dello ‘stadium’ con in tasca la sua chanche: per consolidare un primato magari non bello ma pratico (la prima), ed un riscatto che tarda ad arrivare (la seconda). Purtroppo, come dicevamo, il Milan è smarrito da troppo tempo, la confusione qui ha regnato sovrana e, inizialmente, l’avvento di Pioli nello spogliatoio rossonero ha avuto lo stesso effetto di una corrente d’aria lasciata passare da una porta socchiusa: influente, a tratti fastidiosa. Certo, vista la situazione, sulla carta non si poteva certo chiedere al Milan la partita dell’anno ma, vista anche la ‘corrente alternata’ che spesso attraversa la nervatura bianconera, era anche legittimo aspettarsi una sorta di ‘scossone’. E a dire la verità nel primo tempo la squadra di Pioli sembrava aver trovato la quadratura creando notevoli difficoltà ai padroni di casa, sfiorando il gol in almeno quattro occasioni. Di contro la Juve, sorniona, ha tessuto il suo gioco, lasciando giocare gli avversari – forse anche un po’ troppo – dando però la sensazione di essere pronta a colpire in qualsiasi istante. Sarri ci mette del suo e richiama Cr7 per Dybala, Ronaldo rosica e si vede. Ma il cambio da ragione al tecnico toscano: al 77’ Dybala castiga i rossoneri ‘inaugurando’ addirittura il piede destro. Ciò che meraviglia è l’improvvisa fiammata d’orgoglio del Milan che, non solo non si lascia prendere dallo sconforto, ma reagisce e forse a questo punto il pareggio ci starebbe tranquillamente. La differenza la fa purtroppo la caratura individuale: questi sono match dove non va sprecata nemmeno una palla. Vince la Juventus ma, stavolta, grandi applausi per il Milan, forse qualcosa sta cambiando… Ne sa qualcosa il povero Szczesny, che terminata la partita si è affrettato a sbarazzarsi ei guanti ancora fumanti!
Per il resto, con Conte che gongola (abbracciandosi stretto il ‘suo’ Barella), ed Ancelotti minacciato dalla ‘tracimazione vesuviana’ dei supporter napoletani (ormai è crisi piena), questa domenica di campionato si è invece concentrate sul centro Italia dove, tra Roma, Firenze e Parma, si è passati dalla gioia (Lazio), alla disperazione (Firenze), passando per l’amarezza (Roma). Ma andiamo per ordine.
Parma, brutta ‘grana’ per la Roma: 2 gol e a casa
Una Roma ancora sfiancata dall’onta subita col Borussia, arriva al Tardini confortata dalle tre vittorie di fila, convinta nella peggiore delle ipotesi di poter portarsi a casa un punto. Contravvenendo al famoso detto, stavolta Fonseca opta per un azzardato ‘squadra non vincente non si cambia’, e a Parma schiera gli stessi giocatori (reiterando persino il cambio di Pastore proprio nel suo momento migliore), visti soccombere in Germania. Ma come dicevamo i giallorossi evidenziano una grande stanchezza e, per lo meno nel primo tempo, combinano poco concedendo al solito Gervinho diverse ‘fughe in solitaria’, vanificate dal suo piede notoriamente poco felice. Nel secondo tempo la Roma sembra riaccendersi: grande punizione di Kolarov (53’), la palla finisce sul palo destro, Pastore ribatte a colpo sicuro ma Sepe rivela un riflesso felino respingendo. Come prevede la legge del contrappasso, dieci minuti dopo è la volta della squadra di casa: Galiolo dalla sinistra ‘la mette in mezzo’ dove, un ‘solitario’ Sprocati ha tutto il tempo per stoppare e tirare schiacciando malamente il tiro a terra, che rimbalzando si rivela però insidioso per Lopez, che vede schizzare la sfera di cuoio alle sue spalle. A questo punto ci si aspetta la reazione dei giallorossi, ma oggi qualcosa non gira, la manovra è troppo articolata, leziosa, letteralmente opposta a quella della squadra di casa, molto pratica, che riesce invece più volte ad entrare nell’area giallorossa. Ci provano prima Cornelius, che esalta le doti del numero uno capitolino, poi Kulusevski. Sfuriata di Zaniolo: da sinistra il pallone segna il ‘l’ipotenusa’ dell’area, ma ancora una volta Sepe vola e ribatte in angolo. Quando ormai a Trigoria ci si affida al countdown per salutare l’arrivo di un punto, dopo l’ennesimo ‘paratone’ di Lopez su Kulusevski, è il ‘predestinato’ della giornata, Cornelius, a far esplodere il Tardini. Una vittoria che porta il Parma in ottava posizione, mentre la Roma resta stabile al quinto posto dietro all’Atalanta per differenza gol.
Lazio: 4-2 al Lecce, ma Inzaghi ‘bacchetta’ la difesa
“Il terzo posto? Lo meritiamo per quello che stiamo facendo sul campo, dobbiamo migliorarci partita dopo partita”, basterebbe il commento a caldo di Simone Inzaghi, raccolto dai microfoni di SkY Sport, per spiegare il ritrovato buonumore dalle parti Formello. “Sappiamo che abbiamo qualità in attacco ma dobbiamo aiutare di più i nostri difensori, tutti devono fare la fase difensiva – aggiunge il mister laziale – Abbiamo creato tanto, poi ci sta di subire anche qualcosa. Non dimentichiamoci che abbiamo giocato con una squadra che ha fatto soffrire tante big. Se nel primo tempo avessimo avuto un po’ più di attenzione, avremmo vinto più facilmente”. In effetti, anche se può sembrare ‘esoso’ stare a recriminare rispetto al corposo 4 a 2 che la Lazio ha rifilato al Lecce, Inzaghi ha le sue ragioni per rimpiangere l’esito di quella che a suo avviso avrebbe potuto rappresentare ‘la partita perfetta’. Se vanno infatti lodati Corea (doppietta, 30’ e 80’), Milinkovic-Savic (62′), ed il solito Immobile (rigore al 78′), i gol di Lapadula (40’) e di La Mantia (85’), non sono affatto andati giù all’allenatore della Lazio: tirare e segnare con tanta facilità, non può certo giustificare altrettanta leggerezza in difesa, perché due gol del genere in altri contesti, nell’ambito della gara, peserebbero enormemente a livello psicologico, rischiando di compromettere tutto. Dunque c’è ancora da lavorare, soprattutto sulla concentrazione ma, Inzaghi sa bene dove intervenire: “Siamo contenti – spiega infatti – continuiamo il nostro campionato. Creiamo tanto ma concediamo molto, è il nostro modo di giocare”. Come dicevamo, Lazio al terzo posto con il sorprendente Cagliari, e Lecce al XVI con ancora 10 punti.
Firenze, da Cagliari con furore: 5-2. Sardi terzi
Con il passare dei turni sarebbe il caso di iniziare a prendere sul serio la compagine sarda la quale, soprattutto fuori casa, continua a meravigliare non solo per le vittorie, ma per come vince! Dunque, assodato che semmai esistesse, da sola la fortuna non potrebbe mai dare frutti così succosi, c’è da dire che il Cagliari diverte e fa simpatia. Maran non è Mourinho, e Joao Pedro non è Lukako, ma questa squadra fila che è una meraviglia: corre, combatte, ci crede davvero. Esattamente l’opposto di quanto ci ha fatto vedere la Fiorentina che (assenze giustificate a parte), a dispetto di una rosa molto più ‘ricca’ dei sardi, gela letteralmente gli aficionados del Franchi, rientrando per il te caldo con un sonoro 3 a 0 sulle spalle (ad opera di Rog, Pisacane e Simeone). Tra i tifosi più tenaci della ‘Viola’ qualcuno aspetta il fischio della ripresa… speranzoso di riprendersi, ma non sarà così. Ci pensa subito Joao Pedro a sigillare il risultato poi, seppure non allentando più di tanto, i sardi iniziano a tirare il fiato cercando di limitarsi a ‘contenere’. La Fiorentina arranca, tenta l’impossibile, che infatti si rivela impossibile. Anzi, come è giusto che sia, Nainggolan va a raccogliere il meritato abbraccio dei suoi compagni per la sorprendente ‘manita’. I padroni di casa debbono accontentarsi del ‘gol della bandiera’ che porta la firma – doppia – di Vlahovic. Per il Cagliari un’altra domenica magica, che rimanda ai fasti di Gigi Riva. Nel frattempo, uscendo dallo stadio, c’è chi ha sentito alcuni tifosi viola commentare più che ‘stizziti’: “Il solito Montella…”
Max