Aggredire malattie come il cancro al seno è compito del chirurgo, dell’oncologo e del radioterapista. Eppure fiori, foglie, steli, radici di piante, erbe e alberi mirano ad aiutare tutto quanto sta attorno al tumore: il paziente. E non è cosa di poco conto, anzi. Lo credeva fortemente nel 1588 anche l’imperiese Franchetta Borelli che fu arrestata per stregoneria. Lo credono oggi anche Roberta Maresci e Cindy Gilbert, rispettivamente giornalista e naturopata, impegnate nella scrittura a quattro mani dell’edizione italiana de “Il grande libro delle erbe medicinali per le donne”, che Edizioni Sonda ha fatto arrivare lo scorso giovedì in libreria (19,90 euro). Ora, se la storia rimanda a una Borelli che sapeva guarire con le erbe e per questo fu processata, nonché torturata fino alla morte con cavalletto, corda, fuoco e schiacciapollici, come toccò prima a Matteuccia di Ripabianca, registrata in tribunale come «prima strega» ufficiale della storia, tanto Maresci quanto Gilbert non hanno dato spazio alla sensibilità soprannaturale. Anzi. Perché nell’agile volume tutto porta ad assolvere un compito: allontanare dall’automedicazione, dar valore ai benefici dei rimedi naturali e prevenire le patologie. Cyndi Gilbert ha voluto addentrarsi nel valore medico delle piante elencate, Maresci invece ha puntato a inserire il folclore, le curiosità, gli aneddoti e un ventaglio di pillole a fare da cornice alla sua ricerca. Il risultato è un lavoro di squadra: 66 erbe medicinali più diffuse, dall’iperico alla lavanda; 35 disturbi di salute più comuni nelle donne, trattabili con piante, radici, foglie e fiori; 182 pillole curiose, che spaziano dalla ricetta da provare in cucina alle tradizioni popolari; 21 racconti di storie di pazienti che hanno seguito i consigli giusti; 448 pagine “a misura di donna” per risolvere o alleviare alcuni sintomi (dall’acne alla depressione, dall’anemia all’herpes passando per la vaginite), quando per esempio i farmaci non sono sufficienti, o quando proprio quei farmaci prescritti non vengono tollerati. “Nell’elenco di tinture, decotti, compresse e infusi da usare ad hoc, tuttavia, fanno eccezione le pagine dedicate alla berberina, al propoli e all’olio di tea tree, che sono rispettivamente un alcaloide e non un’erba; una miscela di 300 composti prodotti dalle api e da corteccia; e un derivato che si produce dalla melaleuca. La loro presenza è giustificata però dai benefici riscontrati nella salute delle donne”, spiega Roberta Maresci che nella prefazione dedica spazio ai benefici dell’ortoterapia. Già l’attività aerobica svolta nell’annaffiare le piante, stimola i nostri muscoli: il giardinaggio aiuta a bruciare fino a 300 calorie in meno di un’ora. E poi trascorrere molto tempo a stretto contatto con la natura aumenta la propria autostima. Bastano 2 ore a settimana immersi nel verde per sentirti più felice. Che sia presa in una «singola dose» o frazionata nel corso dei giorni, la pausa green migliora l’umore e combatte lo stress: lo dicono ricercatori britannici, autori di uno studio pubblicato su «Scientific Reports». Vuoi mettere poi la soddisfazione nel vedere fiorire una pianta di calendula, geranio o iperico? Come se non bastasse, alcune ricerche hanno dimostrato che dedicarsi all’orto, o passeggiare all’aria aperta, migliora le relazioni sociali. Chi ha il pollice verde mantiene sane le ossa, assorbendo più vitamina D attraverso i raggi del sole. Dunque è proprio vero che la salute viene dal prato!