Nicola Zingaretti è assolutamente amareggiato per quanto accaduto in Umbria, non tanto per i voti racimolati dal suo partito (oltretutto, rispetto alle precedenti elezioni, stavolta senza i renziani), quanto per le dinamiche interne ad un’alleanza, prima elettorale, e poi di governo che, come ha avuto modo già di spiegare, sono frutto di decisioni altrui (vedi Renzi).
Zingaretti sa bene cosa occorre e come arrivarci, per restituire entusiasmo ad un’alleanza politica che dopo appena due mesi già mostra segni di cedimento: “Dobbiamo favorire l’interesse generale del Paese: o si riscopre lo spirito comune o i motivi stessi di questo governo vengono meno. E’ inutile giocare con le parole: o l’alleanza è unita da una visione del futuro o non c’è. Io credo che questa visione vada costruita al più presto”.
“Cambiare nome al partito? L’importante è cambiare”
Ed infatti stamane, quando ai microfoni di Radio capital è stato chiamato a dare un voto all’attuale governo, lui non ha esitato minimamente: “6,5/7 sulle scelte, 4 sul comportamento politico”. E tolte altre due parole relative a ‘questioni esterne’ (“Salvini? Ha lasciato perché aveva capito che tutta quella montagna di promesse non era realizzabile”), il segretario del Pd ha a cuore le sorti della ‘sua casa’: “Cambiare nome? Non credo che bisogna cambiare tutto per non cambiare niente” meglio, “daremo vita a un nuovo partito, che si chiamerà Partito democratico o quello che decideremo”.
“Ha ragione Cacciari: ora il congresso per ripartire”
Intanto urge fare il punto della situazione e, ammette, “sono d’accordo con Cacciari sul congresso: per farlo cambieremo lo statuto, rientra il concetto di congresso, basato su tesi politiche, aperto alla società italiana. Se si terrà nei primi mesi del 2020? Non lo escludo, ma dovremo deciderlo insieme”. Il governatore del Lazio ha dunque maturato le idee giuste per cercare di raddrizzare una pericolosa piega che rischia altrimenti di tradursi in un clamoroso ‘fuori pista’. Il suo partito deve ritrovare un’unità di intenti, ed una precisa identità, intorno alla quale creare poi una forza capace di misurarsi ‘alla pari’: “E’ evidente che dobbiamo cambiare qualcosa – riflette Zingaretti – L’unico argine alla destra è il Pd, ma non è sufficiente da solo. Intorno al Pd – ha poi concluso – si costruiscono alleanze vincenti, dobbiamo scommettere su una grande forza nazionale e intorno a questa forza servono alleanze competitive“.
Max