“”Fare uno scontro tra l’alleanza organica Pd-5 Stelle e l’alleanza sovranista è stato un errore in Umbria e se replicato ovunque in futuro apre a ‘Italia viva’ un’autentica prateria“, ha detto ancora l’ex premier. “L’idea che ha qualche ex compagno di partito democratico di sentirsi investito della missione divina di civilizzare i barbari – considerando tali i Cinque Stelle che spesso in realtà sono molto più ‘istituzionali’ e amati dal sistema di quanto lo siamo noi – è arrogante e fuori della realtà – E quando vedo che in Umbria si mettono le penali a chi esce dal Pd penso che il Pd stia copiando la Casaleggio e Associati. E me ne dolgo. Io voglio fare politica, non essere eterodiretto dalla Piattaforma Rousseau: voglio essere libero e voglio fare politica, non seguire il populismo”.
L’occasione è la presentazione del suo libro, ‘Perché l’Italia diventò fascista (e perché il fascismo non può tornare)‘ (edito da Mondadori Railibri, in uscita martedì 4 novembre), ma giustamente ‘pungolato’ da Bruno Vespa, Matteo Renzi non si fa pregare per analizzare quanto accaduto in Umbria, parlando di “una sconfitta scritta figlia di un accordo sbagliato nei tempi e nei modi. Lo avevo detto, anche privatamente, a tutti i protagonisti. E non a caso Italia Viva è stata fuori dalla partita“.
“Conte a Narni, simpatico non equivale a prendere voti”
Oltretutto, aggiunge ancora l’ex segretario del Pd, “In Umbria è stato un errore allearsi in fretta e furia, senza un’idea condivisa, tra Cinque Stelle e Pd. Non ho capito la ‘genialata’ di fare una foto di gruppo all’ultimo minuto portando il Premier in campagna elettorale per le Regionali“. E qui Renzi affonda il colpo di grazia, esibendo tutta la sua esperienza: “Nello staff di Chigi evidentemente c’è qualcuno che pensa che Conte possa fare i miracoli, intervenendo in campagna elettorale e cambiando i risultati: ignorano, questi signori, che i sondaggi sulla fiducia nei leader non si traducono mai in voti. La percentuale di gradimento ti dice quanto sei simpatico, non quanto sei votabile – tiene giustamente a puntualizzare il leader di Italia Viva – E non sempre le due cose coincidono. Nella storia repubblicana leader con un altissimo livello di fiducia personale non sono riusciti a trasformarli in consensi elettorali. Perché è quella che si chiama ‘fiducia istituzionale’: gratifica l’ego, ma non indice alle elezioni“.
Max