Clamorosi risvolti emergono intorno alla mesta e atroce fine di Paolo Borsellino.
La Commisione Parlamentare Antimafia ha desecretato oltre un migliaio di documenti relativi al periodo tra il 1963 e il 2001.
Tra gli atti spuntano le deposizioni di Borsellino che farebbero venire a galla una situazione davvero allarmante.
Mafia, Paolo Borsellino: desecretati atti Antimafia. Ecco cosa disse il magistrato
“Che senso ha essere accompagnato la mattina per poi essere libero di essere ucciso la sera?”. Questo sarebbe il senso della deposizione di Paolo Borsellino.
Questo chiedeva Paolo Borsellino davanti alla Commissione Parlamentare Antimafia nel 1984 e il magistrato – che sarebbe stato ucciso da Cosa Nostra otto anni più tardi – si lamentava del fatto di avere la scorta solo la mattina a causa di un buco tra le liste degli autisti giudiziari.
“Desidero sottolineare la gravità dei problemi che dobbiamo continuare ad affrontare… Di pomeriggio, è disponibile solo una macchina blindata. Pertanto io, sistematicamente, il pomeriggio mi reco in ufficio con la mia automobile e ritorno a casa alle 21 o alle 22.”, raccontava Borsellino.
“Con ciò riacquisto la mia libertà, però non capisco che senso abbia farmi perdere la libertà la mattina per essere poi libero di essere ucciso la sera”.
E non è tutto. “Buona parte di noi non può essere accompagnato in ufficio di pomeriggio da macchine blindate perché di pomeriggio è disponibile solo una macchina blindata, che evidentemente non può andare a raccogliere quattro colleghi”.
Aggiornamento ore 5,39
Le parole del giudice assassinato dalla mafia in via D’Amelio il 19 luglio del 1992 dunque sono state desecretate e inserite in un archivio. L’argomento è stato affrontato in conferenza stampa dal procuratore nazionale antimafia, Federico Cafiero De Raho.
“In questi video vediamo un Paolo Borsellino arrabbiato, non ce la fa a portare avanti il lavoro, è troppo e il magistrato non riesce a gestire un numero di procedimenti troppo elevato. Quanto sarebbe necessario che la magistratura avesse la possibilità di curare la qualità, se vogliamo affrontare la mafia e la corruzione bisogna dedicarsi a tempo pieno e non si può rimanere sommersi”.
Nel completo, si parla di 1.600 i documenti consultabili risalenti al periodo dal 1963 al 2001. Tutto nasce dalla decisione della Commissione Parlamentare Antimafia di desecretare atti e riordinare documenti dei lavori della stessa Commissione.
Il presidente Nicola Morra ne ha parlato così: “Tutto quello che avviamo oggi è un ulteriore segnale di democratizzazione del Paese”, ha chiarito in Senato.
“Abbiamo ascoltato gli audio del 1984, registrati a Palermo, Borsellino già ragionava sulle difficoltà di portare avanti un processo con numeri enormi. Non sempre le sue richieste vennero pienamente soddisfatte. Con la sua ironia tipica il magistrato dice: sono libero di essere ucciso, siamo quattro a dover essere portati ma abbiamo una sola auto blindata”.
Aggiornamento ore 8,39
Tolto il segreto sugli di atti della Commissione Parlamentare Antimafia Salvatore Borsellino, fratello di Paolo, in una lettera ha voluto dire la sua.
“E’ necessario che quella Agenda Rossa che è stata sottratta da mani di funzionari di uno stato deviato e che giace negli archivi grondanti sangue di qualche inaccessibile palazzo di Stato e non certo nel covo di criminali mafiosi venga restituita alla Memoria collettiva, alla Verità e la Giustizia”.
Il fratello del magistrato ne ha parlato anche in relazione al 27° anniversario della strage di Via D’Amelio, il 19 luglio 1992, quando con Borsellino vennero uccisi anche cinque agenti della polizia di Stato.
“Ora, a ventisette anni di distanza io non posso accettare che i pezzi di mio fratello, le parole che ha lasciate, i segreti di Stato che ancora pesano su quella strage vengano restituiti a me, ai suoi figli, all’Italia intera, ad uno ad uno. E’ necessario che ci venga restituito tutto, che vengano tolti i sigilli a tutti i vergognosi segreti di Stato ancora esistenti e non solo sulla strage di Via D’Amelio ma su tutte le stragi di stato che hanno marchiato a sangue il nostro paese”.
Salvatore Borsellino ha poi aggiunto: “Non mi sembra si tratti esattamente di una desecretazione ma piuttosto di rendere pubblici dei documenti che fino ad ora erano di difficile accessibilità perché conservati negli archivi della commissione antimafia. Una cosa importante ma un pò diversa da quella desecretazione che aspettiamo da anni, che anche il ministro Bonafede aveva promesso proprio in via d’Amelio e che ancora non è arrivata.”
E ancora: “E’ assurdo che in un Paese come il nostro, che si è macchiato di tante stragi di Stato, ancora oggi ci siano questi segreti. Vuol dire che non si vuole arrivare alla verità, non ho altra risposta”.
Aggiornamento ore 12,35