Inutile stare a ripeterlo: nella Capitale quello dell’emergenza casa è a dir poco un problema ‘endemico’. Da tempo immemore infatti, l’immobilità dell’edilizia residenziale pubblica ha contribuito a trasformare migliaia di cittadini romani in difficoltà abitativa, in ‘senzatetto’, costringendo centinaia di nuclei familiari a riparare in capannoni in disuso o, peggio, ad ‘inventarsi’ una parvenza di abitabilità erodendo spazi ed ambienti in vecchie caserme od ex scuole.
I numeri che raccontano questa terribile crisi fanno davvero paura, ed il futuro è al momento tutt’altro che roseo: attualmente nella Capitale gli sfratti viaggiano alla cifra di 7mila casi annui, l’80% dei quali – fatto inquietante – per morosità.
A fronte di tutto ciò c’è da precisare che l’ultimo bando relativo all’edilizia residenziale pubblica è stato aperto nel 2012, e per l’occasione sono state presentate circa 11.200 domande, di cui circa 5.000 da nuclei formati da 2/3 persone, circa 1.800 da nuclei di 4 persone, mentre le restanti quasi 7.400 domande sono state presentate da singoli.
A fronte di queste 11.200 domande sono stati assegnati meno di 2.000 alloggi. Ne consegue che ad oggi 1.268 persone si trovano ancora nei CAAT (centri assistenza alloggiativa temporanea), in attesa che il Comune valuti la loro richiesta per poter passare ai SAAT (Servizio Assistenza Alloggiativa Temporanea).
Va inoltre rilevato che, ad oggi, rimangono aperte ancora 1.000 mille domande del precedente bando (2000-2009). Il 25 luglio 2017 Il Comune di Roma ha approvato due delibere di Giunta Comunale: Deliberazione 163/2017 “Linee guida per il programma straordinario di interventi emergenza abitativa” e la deliberazione 164/2017 “Piano generale assistenziale alternativo ai CAAT”. Quindi, il 28/12/2017, la Giunta Comunale non essendo stata in grado di svolgere le attività individuate come prioritarie per l’emergenza, ha approvato la delibera 304/2017 che prevede lo slittamento di tutti i termini al 31/06/2018.
Cosa funziona e cosa no sul fronte comunale…
Come previsto dalla delibera, il Comune di Roma ha stanziato 12 milioni di euro per il reperimento di 800 alloggi nel proprio territorio per i quali paga ai nuclei che devono uscire dai CAAT l’affitto (1.250 euro a nucleo) per 24 mesi, trascorsi i quali le famiglie dovrebbero accedere alla casa popolare mediante una graduatoria. Trattandosi di un affitto, le utenze sono a carico degli inquilini.
Si tratta di una tempistica irreale calcolando che il Comune non riesce ad assegnare nemmeno 500 alloggi all’anno. Il bando, come prevedibile, è andato in larga parte deserto, ad eccezione della partecipazione di 2 società: Ten Immobiliare (che già gestiva i CAAT) e Moreno Estate di Ostia che hanno messo a disposizione, in tutto, circa 100 alloggi.
L’impressione, peraltro confermata dalla partecipazione al bando della Ten Immobiliare, è che si tratti di una mera modifica del nome, ma che nella sostanza il modello proposto sia una fotocopia di quello già esistente. Non solo le circa 700 famiglie che sarebbero dovute uscire dal sistema dei CAAT non ne usciranno, ma l’esborso del Comune di Roma per mantenerli nei CAAT continuerà ad essere estremamente considerevole, dai 2.500 ai 4.000 euro mensili. Ad aggravare la situazione c’è lo scarso numero di risorse di personale impiegato per la gestione delle pratiche relative alle domande di alloggio SAAT presentate da inquilini che attualmente si trovano ancora nel sistema CAAT (circa 1298).
Come confermato dal direttore Paolo Cesare Lops, non è stato previsto un incremento di personale, stabilendo definitivamente il principio del peggior trattamento nei confronti dei richiedenti: infatti, nella determina del 02/01/2018 si legge testualmente che “alla data del 31/12/2017 non essendo giunta alcuna unità supplementare del personale richiesto, le domande dovranno essere lavorate con le energie disponibili e nei tempi non definibili, contraddicendo così a quanto stabilito dalla delibera di Giunta Capitolina 164 del 25/07/2017 prima ricordata.
Anche lo strumento del ‘bonus casa’ si è rivelato poco efficace: ad inizio anno solo 130 su 1.500 potenziali utilizzatori risultavano esser riusciti a procurarsi un appartamento sul mercato privato.
Forse necessario ricordare che la manutenzione a carico del Comune di Roma non viene ormai più svolta. Sono tantissimi i casi di totale disinteresse da parte dell’amministrazione cittadina nei confronti di situazioni gravi e di pericolo per la sicurezza pubblica (come la sostituzione di caldaie che perdono o emettono fumo).
Ultimamente c’è però da segnalare che il Comune ha iniziato a spingere l’acceleratore in relazione al tema dell’Abusivismo, andando a rivedere le assegnazioni di alloggi a soggetti che non ne hanno diritto (in quanto spesso proprietari di immobili, o perché aventi redditi alti). Dunque finalmente qualcosa si muove con una certa continuità in fatto di recupero degli alloggi, grazie anche all’istituzione dell’unità di supporto al dipartimento politiche abitative (USDPA), nata – c’è da dire, almeno questo – con la precedente giunta che ha pensato bene di unire le competenze prima sparse tra i vari gruppi.
Max