Uno stuolo che va oltre il 50% delle specie selvatiche di caffè è destinato a scomparire dalla faccia della terra. Siccità e funghi sono due dei maggior responsabili che stanno mettendo a rischio più della metà dei circa 100 tipi e passa di caffè che crescono come madre natura le ha create nelle foreste. A lanciare lavvertimento sullestinzione delle specie di caffè, sulla rivista Science Advances, è il manipolo di scienziati delluniversità di Nottingham capitanata da Aaron David del Royal Botanic Gardens (Rbc). Prendendo in esamina i numeri dellUnione internazionale per il mantenimento della natura e le banche di semi, i ricercatori hanno notato che 75 esemplari su 124 (60%) sono in pericolo e che non sono ancora molto alte le percentuali di questi tipi vigenti nelle banche di semi (55%) e nelle zone tutelate (72%). Proteggerle è un diritto, sottolineano gli esperti, per salvare lintero compartimento della produzione di caffè. Già analisi in passato concentrate sul clima hanno stimato una radicale calo delle coltivazioni per via dellaumento delle temperature sulla Terra, di circa il 50% entro il 2050, con gli effetti che si riverseranno su sapori, profumi e aumento del valore. Un pericolo spartito anche dalle piantagioni di tè per effetto in primis della scomparsa di terreni fertili. Anche se ad ora le specie di caffè più coltivate e vendute attualmente siano Arabica e Robusta, pari rispettivamente al 60% e al 40% della produzione messa in commercio, un giorno le piante di caffè selvatico potrebbero diventare fondamentali per tenere in piedi la vendita. I ricercatori stimano di conseguenza 124 esemplari selvatiche conosciuti, ognuna delle quali ha delle proprietà necessarie, come la protezione a variazoni climatiche e contromisure per attacchi di parassiti. Farle crescere in ambienti differenti da quelli di provenienza potrebbe risultare, secondo gli analisti, uno dei metodi migliori per mettere le specie di caffè selvatiche in salvo da agenti esterni.