I contrastri tra Di Maio e Macron incidono nelle operazioni legate al futuro Alitalia: Air France si defila, anche se Di Maio precisa: lentusiasmo non si è raffreddato adesso.
Non si può non supporre che le discordie tra Parigi e Roma, culminate con il ritorno in patria dellambasciatore francese di Roma dopo che i recenti dissidi tra le parti si erano acuiti con lincontro tra Di Maio e i gilet gialli, non abbiano avuto un peso per Air France e la decisione dellazienda transalpina di defilarsi rispetto al tavolo delle trattative relative ad Alitalia.
Il gruppo francese Air France avrebbe infatti deciso di rinunciare alla partita per il salvataggio di Alitalia: una decisione che pare sia “dovuta a motivi politico-istituzionali”.
Almeno stando a quanto riferiscono al Sole 24 Ore “fonti autorevoli”. Una decisione che, se confermata, metterebbe a rischio i lavori relativi alla ricerca di un partner industriale per Fs nella complessa trattativa industriale che mira a rilanciare la compagnia aerea italiana. Air France ha preferito non commentare lindiscrezione di stampa mentre il ministro Di Maio ha detto che leventuale dietrofront di Air France non è, o non sarebbe, legato ai contrasti tra i due Paesi: “Le informazioni su Air France che avevo sono precedenti a questa vicenda. Io sto seguendo il dossier Alitalia da diversi mesi e lentusiasmo di Air France non si è raffreddato adesso. Non a caso il lavoro che sta facendo Trenitalia – ha aggiunto – riguarda altri partner privati”.
Piovono critiche, ora, dalle opposizioni. “Si dissolvono come neve al sole i piani di Di Maio su Alitalia e si avvicina sempre più la nazionalizzazione. Un macigno per le casse pubbliche in questa fase di recessione e di ulteriore crescita del debito pubblico provocate dal governo gialloverde. A cinquanta giorni dalla chiusura del negoziato Fs manca ancora il partner industriale e il piano di ristrutturazione, prosegue solo il prosciugamento quotidiano della cassa”, tuona ad esempio il deputato Maurizio Carrara, responsabile Industria di Forza Italia alla Camera. “Il ministro Di Maio – continua – nel mese di ottobre ci aveva assicurato che cerano tanti partner interessati ad Alitalia e bisognava solo scegliere. Noi non li abbiamo ancora visti. Nel frattempo lex compagnia di bandiera italiana fra 140 giorni deve restituire il prestito ponte di ben 900 milioni ed è sotto la lente Ue sia per gli aiuti di stato sia probabilmente per le operazioni di fusione. Lincompetenza e lincapacità di Di Maio ritarda e aggrava il dossier Alitalia danneggiando ulteriormente la nostra economia”.
Gli ha risposto il ministro dei Trasporti, Danilo Toninelli. “Il dossier Alitalia è a buon punto, penso che marzo possa essere risolutivo”, ha detto Toninelli. “Quando la avremo salvata e rilanciata -sono sicuro che nessuno ci dirà bravi”. E ancora: Non parlo di singole compagnie che stanno guardando il dossier, dico solo che Alitalia va rilanciata e sono sicuro che ce la faremo. Ereditiamo 20 anni di malagestione ma sono sicuro che Alitalia tornerà a essere un vettore nazionale e profittevole”.