Svolta per il caso della Banca Etruria con la condanna a 5 anni di reclusione per Fornasari e Bronchi per bancarotta fraudolenta. La notizia era fortemente attesa per quella che in relazione al caso crac della Banca Etruria rappresentava un po’ una sorta di banco di prova dello stato di salute della giustizia nel paese.
Il gup del tribunale di Arezzo, Giampiero Borraccia, ha condannato a 5 anni di reclusione l’ex presidente di Banca Etruria Giuseppe Fornasari e l’ex direttore generale Luca Bronchi per quel che conncerne il famigerato processo, con rito abbreviato, per il crac dell’istituto di credito aretino della Banca Etruria di cui, per appunto, si è lungamente parlato.
Per quanto riguarda gli altri due imputati che hanno optato il rito abbreviato nell’ambito del percorso processuale sempre legato alle vicende del crac della Banca Etruria, va chiarito che secondo lo stato attuale della sentenza, l’altro ex direttore generale Alfredo Berni e l’ex componente del Cda Rossano Soldini hanno subito la condanna, rispettivamente a due anni e un anno. E poi ci sono gli altri 25 indagati, tutti ex dirigenti e consiglieri: in questo caso il gup ha optato per il rinvio a giudizio con rito ordinario.
Dunque alla fine è arrivata la sentenza del giudice per l’udienza preliminare di Arezzo Giampiero Borraccia: condanna con il rito abbreviato per i quattro ex dirigenti di Banca Etruria protagonisti di un controverso processo che li vede responsabili di bancarotta fraudolenta.
Il Gup ha sancito dunque una pena di 5 anni per l’ex presidente Giuseppe Fornasari e l’ex dg Luca Bronchi, mentre un biennio spetta appunto all’ex vice presidente Alfredo Berni. Pena di 1 anno per l’ex consigliere del cda Rossano Soldini per bancarotta semplice. Gli avvocati dei quattro condannati avevano chiesto, naturalmente come si verifica sempre in questi casi, l’assoluzione per i loro clienti. Nel corso della processo sono state snocciolate tutte le attività che hanno prodotto il crac della Banca Etruria a partire dall’acquisto dello yacht di Civitavecchia (per una perdita di 25 milioni di euro), rimasto in un cantiere, ai finanziamenti di villa San Carlo Borromeo passando per i movimenti di denaro alle società del finanziere Alberto Rigotti e ll’impresa Sacci per circa cinquanta di milioni di euro. Bronchi era accusato anche per la sua liquidazione, di 700 mila euro netti, che per Procura è era una distrazione da comprendere nella bancarotta fraudolenta.