Erba di casa mia. Assume ora toni realistici lapprezzato refrain cantato da massimo Ranieri negli anni 70. Solo che in questo caso lerba in questione non è il prato delle reminiscenze adolescenziali, ma una sorta di mini-serra personale ad uso ricreativo.
E si perché in fatto di autoproduzione della cannabis, un disegno di legge presentato al Senato dal Movimento 5 Stelle, riapre lancestrale discussione legata alluso (moderato) delle cosiddette droghe leggere.
Nellannunciare la sua proposta il senatore pentastellato Matteo Mantero ha in qualche modo toccato – a ragione – lentità di un businness oggi a completo appannaggio della criminalità organizzata: Le organizzazioni criminali controllano la produzione la trasformazione e la vendita di ogni tipo di sostanza proibita – argomenta il relatore – sia nel 2016 che nel 2017 la stessa Direzione nazionale antimafia, nellambito della relazione annuale, si è detta favorevole alla legalizzazione prendendo atto sulla base di numeri, fatti, indagini e processi in nostro possesso del fallimento delle politiche proibizioniste. Del resto, aggiunge ancora Mantero, anche sulla scia del recente esempio canadese, negli Stati Uniti dAmerica, sono sempre di più gli Stati che hanno legalizzato la produzione e la vendita della marijuana per uso ricreativo, come il Colorado, Washington, Oregon e Alaska e il distretto di Columbia e anche lEuropa non fa eccezione, oltre alla nota esperienza di Amsterdam, recentemente anche la Spagna, ha visto la progressiva registrazione dei cosiddetti Cannabis Club.
Ma cosa e come cambierebbe la situazione?
Lintento è quello di autorizzare – a determinate condizioni – la coltivazione della cannabis, in forma individuale (per un massimo di tre piante) o, diversamente, associata, cioè prodotta da max 30 persone, previa comunicazione alla Prefettura. Inoltre, si evince ancora dalla proposta, considerare legale la detenzione della cannabis, attenendosi a precise grammature: in casa sarà possibile possedere 15 gr mentre, in strada, 5. Il ricorso sarà ovviamente esteso anche agli shop di cannabis light per uso tecnico i quali, dovendosi attenere alla specifica legge sulle infiorescenze, vedrebbero innalzare la percentuale di thc che possono contenere fino all1%, senza però incorrere sotto la mannaia della differenziazione che differisce le sostanze da leggere a pesanti.
In Italia infatti la legalizzazione della cannabis si tradurrebbe in un importante risparmio rispetto ai costi conseguenti alle attività di repressione penale in materia e, per lappunto, un decisivo taglio ai profitti criminali dal mercato nero, dove la marijuana e suoi derivati rappresentano più della metà del mercato stesso. E quando il senatore Mantero afferma che chi si oppone alla legalizzazione, consapevolmente o meno, sta difendendo gli interessi della criminalità organizzata, non ha poi tutti i torti. Basti pensare che a livello planetario, il narcotraffico fattura ogni anno qualcosa come 560 miliardi di euro lanno, 30 dei quali solo in Italia: parliamo di numeri che rappresentano circa il 2% del Pil nazionale.
Non ultimo, cè da non sottovalutare anche laspetto igienico dellautoproduzione. Un po come accade per i prodotti ortofrutticoli Bio: Legalizzare lautoproduzione di cannabis, come pure la regolamentare la produzione e la vendita di infiorescenze della cosiddetta light, e consentirne lutilizzo a scopo ricreativo – ribadisce infine il senatore grillino – costituirebbe unimportante tutela della salute pubblica, in quanto si sposterebbe il consumo di
cannabis, dal mercato illegale di prodotti potenzialmente nocivi per la salute, a prodotti invece coltivati con rispetto per la salute dellutilizzatore.
Presto non mancheranno ovviamente di far sentire la loro voce i meno preparati sulla materia, che si opporranno prevedendo drammi o sciagure sulle terribili conseguenze comportamentali indotte dal consumo di cannabis. Val la pena però ricordare loro che siamo davanti alla medesima situazione relativa al consumo di alcol: si può entrare in un market ed acquistare liberamente vino o liquori, consci della liceità stabilita per i consumatori di alcol. Ovviamente poi chi sbaglia paga
Max