Tra i grandi temi toccati nel suo discorso di fine anno, il Presidente della Repubblica italiana Sergio Mattarella parla anche di Europa. Secondo il Capo dello Stato, infatti, è in Europa che cè il futuro ed è proprio alla Europa che si è tentato di costruire nei decenni che occorre guardare per avere uno sguardo ottimistico. Il futuro è Europa, dunque, dice Mattarella nel passaggio sullUnione, brandendo con forza la bandiera del sicuro europeista. “La dimensione europea è quella in cui lItalia ha scelto di investire e di giocare il proprio futuro; e al suo interno dobbiamo essere voce autorevole”, ha detto. “Le elezioni europee sono uno dei più grandi esercizi democratici al mondo: più di 400 milioni di cittadini europei si recheranno alle urne. Mi auguro che la campagna elettorale si svolga con serenità e sia loccasione di un serio confronto sul futuro dellEuropa”.
Un diretto argomento collegato a quello europeo è quello sulla migrazione e sui migranti. “Auguro buon anno ai cinque milioni di immigrati che vivono, lavorano, vanno a scuola, praticano sport, nel nostro Paese”, afferma il presidente. Che sostiene come sono “molte ancora le questioni da risolvere. La mancanza di lavoro che si mantiene a livelli intollerabili. Lalto debito pubblico che penalizza lo Stato e i cittadini e pone una pesante ipoteca sul futuro dei giovani”. Mattarella si schiera anche sul “sistema sanitario nazionale, che deve restare universale dal nord al sud”. Passaggio molto importante, in una epoca in cui il Paese ascolta pericolosa chiacchiere sullautonomia, sui superpoteri delle regioni e su spaccature di ogni tipo. E ancora, nel discorso anche la violenza negli stadi: “Il modello di vita dellItalia non può essere – e non sarà mai – quello degli ultras violenti degli stadi di calcio. Fenomeni che i pubblici poteri e le società di calcio hanno il dovere di contrastare e debellare”.