Dopo il successo improvviso raggiunto da Calcutta, arriva l attesissimo album di consacrazione, Evergreen, che già si è posizionato al numero unodelle vendite. Un brano, Paracetamolo, che non è solo una canzone di grido di Calcutta ma è diventato anche un espressione consona e un hastag da diffondere sui social: “Lo sai che la tachipirina 500 se ne prendi due diventa 1000?”. E Calcutta che combina? Solo due live nel 2018. Uno nello stadio della sua città, Latina, laltro nellArena di Verona. Uno in un posto quasi “esotico”, nella area dellimpero dellintrattenimento, e laltro più “istituzionale”, quasi a mostrare le due anime di Calcutta, in conflitto tra di loro che aspettano di sapere cosa voglia fare quando maturerà. Suona in stadi enormi ma poi ai microfoni dice di sentirsi non a suo agio in quei contesti. Fa comparsate nelle trasmissioni Rai ma poi scrive canzoni per comunicare che lì non ci vuole stare (la tv). E ora lesibizione allArena di Verona sarà un film-evento, Calcutta – Tutti in piedi, tre giorni al cinema dal 10 al 12 dicembre, distribuito da Lucky Red. Ma se quel tempio della musica suscita paura nel cantautore di Latina che allanagrafe ha trentanni e si chiama Edoardo DErme, è proprio il contrasto largomento di questo documentario musicale. Calcutta è lo sdrammatizzatore, così poco avvezzo ad esaltazioni pubbliche, quasi iconoclasta, lunatico, senza lobbiettivo dichiarato di raggiungere la fama con qualsiasi mezzo a tutti i. “Sono stato io a cercarlo”, ci racconta il regista Giorgio Testi, “perché ero andato in fissa con le sue canzoni. E allora sono partito da Londra, dove sono di base, per andare a vedere il concerto di Latina: sembrava Modena Park di Vasco Rossi, tutti che cantavano, era così diverso dal solito, con i visual geniali, ti dava la sensazione di… quasi di scrollare nel cellulare di Edoardo, di entrare nel suo mondo in una maniera diretta e “calcuttiana”.