Un raduno, quello di Piazza del Popolo, che comincia con un minuto di raccoglimento per la strage nelle discoteca di Corinaldo. Il carattere politico della manifestazione leghista in piazza del Popolo – nel cuore di Roma – è in parte rivisto in corsa per la tragedia occorsa nelle Marche. E il protagonista, Matteo Salvini, divide le prime ore del suo intervento domandandosi sul perché sia successo un fatto del genere e inviti a manifestare in piazza del Popolo. Con tanto di tweet per spronare i militanti di Lega Nord. Linvito social non si arresta. E la piazza risponde. “80 mila persone”, comunicano gli organizzatori. Alle 11 di sabato, puntuale, il Capitano – come viene soprannominato – sale sul palco con la felpa della polizia. Prova a scuotere i suoi sostenitori: “Ce la metteremo tutta per far tornare lItalia grande”. Poi lascia i riflettori agli altri ministri leghisti. Alle critiche sul mancato rinvio della manifestazione aveva già controbattuto: “Oggi a Roma ci saranno 50mila, centomila persone che in maniera composta vogliono ragionare sul futuro del Paese, con la preghiera per chi crede, con totale rispetto e vicinanza alle vittime della tragedia nelle Marche”. Poi torna in scena per il gran finale. Alle 12.20 al suon di “Vincerò” della Turandot di Puccini, con la mano sul petto, circondato dai fumogeni. Questa volta non ha indosso il maglione delle forze dellordine. E pronuncia un discorso che non ha nessun intento polemico. Invoca all unità, anzi. “La vita è troppo breve per perdere tempo in odio e polemiche questa è una piazza di amore e di speranza la lasciamo ad altri la violenza. Le forze dellordine con la Lega in Piazza sono disarmate e sorridenti. Martin Luther King diceva che per farsi nemici basta dire quello che si pensa. Cè bisogno di unità e di concordia”. Rimembra Giovanni Paolo Secondo, De Gasperi. E Dio, sempre. E il “santo Natale” e il “santo presepe”.