A quasi dieci anni di distanza, arriva la condanna in via ufficiale per i quattro carabinieri imputati nella vicenda sul presunto ricatto a Piero Marrazzo, ex presidente della Regione Lazio. Un caso che fece molto discutere e che molti ricorderanno, soprattutto per lo scalpore mediatico e sociale che aveva visto come protagonista proprio lex presidente Marrazzo, ripreso in un video mentre era in compagnia di una trans. I quattro carabinieri, ritenuti materialmente i responsabili della vicenda, dovranno ora affrontare pesanti pene: 10 anni per Nicola Testini e Carlo Tagliente, mentre per i loro altri due colleghi, Luciano Simeone e Antonio Tamburrino, la condanna è di 6 anni e 6 mesi e 3 anni. Prescritte invece le accuse per il trans Natali. Le accuse a vario titolo che pendono sugli imputati sono al momento concussione, rapina, violazione della legge sugli stupefacenti e ricettazione.?I giudici della nona sezione penale hanno, inoltre, assolto Testini, Simeone e Tagliente, che allepoca dei fatti erano in servizio presso la stazione Trionfale dei carabinieri. Sono stati assolti dallaccusa di associazione per delinquere con la formula perchè il fatto non sussiste ma è stato loro riconosciuto il reato di concorso in concussione ai danni di Marrazzo. Una accusa legata ai tre assegni, per un valore complessivo di 20 mila euro, che lex presidente della Regione fu costretto a consegnare. Laccusa di rapina è legata ai cinque mila euro sottratti in parte a Marrazzo e in parte al trans Natali. Ai tre è contestata pure unaltra rapina ai danni di un altro trans, privato di un cellulare e di un orologio, oggetti sottratti durante una perquisizione in casa. A Tagliente e Testini contestata anche la violazione della legge sugli stupefacenti mentre al solo Tamburrino è stato attribuito il reato di ricettazione del video in cui Marrazzo è in compagnia del trans Natali.
“Piero Marrazzo ha atteso nove anni questa pronuncia che accogliamo con soddisfazione”, ha commentato il legale dellex presidente della Regione Lazio, lavvocato Luca Petrucci. “La sentenza -ha osservato il legale- riconosce in pieno la colpevolezza degli imputati che, disonorando la propria divisa, si sono resi responsabili di un ignobile sopruso e di un vile ricatto criminale. Anche in questo momento da uomo delle Istituzioni, da giornalista del servizio pubblico e, soprattutto, da cittadino perbene, Piero Marrazzo tiene a ribadire la propria massima considerazione nellArma dei carabinieri che è, insieme a lui, la vittima principale dei crimini commessi da questo manipolo di “mele marce””.