Si stringono i tempi per la direzione del Pd che oggi è chiamata a votare tempistica e modalità del prossimo congresso. Tra la votazione è anche compreso lo step finale, ossia le primarie, fissate dalla commissione congressuale per il 3 marzo prossimo. Manca ancora diverso tempo, compresi i quindici giorni entro i quali saranno ufficializzati anche i candidati in campo: il termine ultimo per le candidature, infatti, è stato fissato per il 12 dicembre. Da quel momento in poi si entrerà nel vivo della partita e cè già chi, come Marco Minniti, sta preparando un evento in cui presenterà la propria piattaforma congressuale.
Intanto ieri si è ridotto il numero degli sfidanti. E arrivata la conferma del ritiro di Matteo Richetti. Sosterrà Maurizio Martina in un ticket “per unire”, come lo ha definito lex segretario dem. Dopo Graziano Delrio arriva un altro renziano non allineato nella squadra di Martina. Sostenuto, peraltro, anche da Matteo Orfini che in questi anni è stato parte della maggioranza renziana. Tutti elementi che ieri hanno fatto partire il fuoco di fila dei sostenitori di Nicola Zingaretti: Martina-Richetti in continuità con il renzismo, è la tesi.
La presidente del Pd provinciale di Modena, Stefania Gasparini, sintetizza su Twitter: “Richetti ex portavoce di Renzi si ritira per fare il ticket con Martina, ex vice segretario di Renzi. A loro si aggiunge Minniti candidato direttamente dalla corrente renziana. Ormai è chiaro, lunico che può cambiare tutto è Nicola Zingaretti”. Il presidente della regione Lazio continua a ripetere di essere convinto di superare il 51% ai gazebo ma, se non sarà così, lo Statuto Pd prevede un ballottaggio tra i primi arrivati in assemblea nazionale e lo spettro del biscotto – Martina che porta i suoi voti a Minniti – resta sullo sfondo, ma cè.
In questi giorni si era parlato di un possibile patto tra i candidati per decidere che, il primo arrivato ai gazebo, sarebbe stato segretario anche senza aver raggiunto il 51% e quindi senza andare in assemblea. Tesi non percorribile: per farlo, si sarebbe dovuto cambiare lo Statuto Pd e non è stato fatto. “Non scherziamo. Lo statuto si cambia in Assemblea, non per accordi tra candidati”, dice Roberto Giachetti. “Potevate pensarci prima. Così come, se volevate anticipare il congresso, potevate deciderlo a luglio per farlo a ottobre o anticipare le dimissioni. Le regole si cambiano legalmente non violandole.
Intanto con il ritiro di Richetti, al momento, sono 7 i candidati al congresso. Lunedì si è aggiunta lunica, finora, candidata donna. Si tratta di Maria Saladino, 37 anni, iscritta al Pd dal 2014 e già candidata alle ultime elezioni europee nel Collegio Italia Meridionale.
Per Martina, il ticket con Richetti “è la dimostrazione che ci si può unire anziché dividere. Siamo somma, non divisione. Ringrazio di cuore Matteo per la generosità, la fiducia e la passione. Gli ho chiesto di lavorare fianco a fianco in un ticket che proporremo insieme agli iscritti e agli elettori. Le nostre strade si uniscono dando sempre più forza allidea di una candidatura di squadra con tanti della nostra generazione che non si rassegnano e non vogliono guardare indietro”.