In Italia stanno diventando sempre più frequenti i casi legati alla discriminazioni. In certe occasioni si è sfociati nella violenza razziale nei confronti di immigrati e rom. In altre situazioni invece ha riguardato episodi di omofobia. Quest estate, per esempio, in un ristorante romano un cameriere aveva fatto pagare un costo ritenuto eccessivo ad una coppia gay, chiarendone i motivi legati alla loro inclinazione sessuale direttamente sulla ricevuta. Un altro episodio omofobo ancor più grave si è registrato nel piacentino dove, oltre che di discriminazione sessuale, si può parlare di discriminazione sul lavoro. La vittima è stata un 28enne del luogo che, stando alle fonti, prima ha ricevuto ingiurie e poi è stato licenziato, proprio perché gay. Il dipendendente lavorava presso una nota azienda locale e non aveva nemmeno due mesi allattivo, visto che è stato assunto a settembre attraverso unagenzia interinale. Il tutor, che avrebbe dovuto indicargli le mansioni, ha compiuto nei riguardi del ragazzo un atteggiamento di mobbing, esplicitamente avente come oggetto lorientamento sessuale del giovane lavoratore. ’Se è vero che sei gay ti investo con il muletto’, queste una delle tanti minacce rivolte al dipendente, che è stata raccolta dai testimoni presenti. Poi il ragazzo è stato messo ai margini e infine è stato licenziato. L’episodio non è passato inosservato, tanto che Arcigay L’Atomo di Piacenza e dal Telefono Rosa hanno denunciato prontamente lepisodio, ed è stato raccontato stamani dal quotidiano La Libertà. È assolutamente grave e sconfortante – dice Gabriele Piazzoni, segretario nazionale Arcigay – che in luogo di lavoro, nel quale esistono precise norme contro le discriminazioni per orientamento sessuale, una persona debba subire questi episodi persecutori, solo perché omosessuale. Non si sta parlando di un’eccezione, poiché di eccezionale in questa vicenda c’è solo il coraggio del ragazzo che anziché subire e vergognarsi ha deciso di denunciare pubblicamente l’accaduto. Di solito, l’evidente condizione di disparità alla quale sono sottoposti i lavoratori, li costringe a rimanere in silenzio, a stare agli insulti pur di mantenere il posto di lavoro. La questione è molto grave e in un momento in cui nel dibattito pubblico si discute di occupazione in termini esclusivamente quantitativi, sarebbe ora che ci si preoccupasse anche del livello qualitativo. Il lavoro dovrebbe dare dignità e non levarla”. “Ringraziamo allora il 28enne piacentino per il coraggio della sua denuncia e gli trasmettiamo tutta la nostra solidarietà. Ma nel frattempo chiediamo anche al Ministro del Lavoro, il vicepremier Luigi Di Maio, di non trattare l’occupazione come una questione aritmetica, in cui contano solo i numeri. Il lavoro che umilia non è lavoro: questo Paese ha bisogno non solo di occupazione ma di buona occupazione, di luoghi di lavoro dignitosi e non violenti, in cui le persone lgbti non siano costrette a rendersi invisibili o peggio ancora a rinunciare alla propria occupazione. Perché il benessere dei lavoratori e delle lavoratrici è la prima leva di crescita da attivare in un Paese che ancora fatica a uscire da una lunga ed estenuante crisi.”, così termina il lungo intervento di Piazzoni